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Le famiglie e la politica
La famiglia ha un ruolo fondamentale in Italia, non solo oggi ma anche nel passato. La storia dei liberi comuni che, come ricorderete, sono le città del centro-nord della penisola, è una storia di famiglie.
Alcune sono nobili da generazioni, hanno un titolo, uno stemma e i loro membri girano a cavallo e armati per la città.
Mercanti e banchieri, che invece non sono nobili, aspirano a ottenere un titolo nobiliare per i propri discendenti. Questi ottengono il prestigio e il rispetto grazie al denaro. Nasce quindi una nuova nobiltà che, insieme alla vecchia, amministra le città.
I comuni, infatti, sono autonomi rispetto al potere centrale dell’imperatore già dal X secolo. Perciò governano i capi delle famiglie (importanti), i quali organizzano assemblee comunali. All’interno delle assemblee si formano schieramenti.
I due schieramenti
In politica c’è quasi sempre un governo e un’opposizione, e ciò avviene anche nei comuni, in cui le grandi famiglie si alleano e si scontrano senza tregua.
Per avere un’identità chiara, alcune fazioni si proclamano “ghibelline”, altre “guelfe” e ogni famiglia che ne fa parte si considera tale.
I ghibellini sono, in teoria, i sostenitori dell’imperatore, mentre i guelfi difendono il potere del papa.
In realtà, però, soprattutto dopo la morte dell’imperatore Federico II, non c’è grande connessione fra gli scontri tra Chiesa e Impero e i partiti guelfi e ghibellini, i quali si occupano della politica interna della città.
Ma, ormai per tradizione, le famiglie potenti continuano a definirsi “guelfe” o “ghibelline”.
Democrazia e opposizione
Abbiamo già detto che i comuni rappresentano un passo verso la democrazia moderna ma c’è una bella differenza rispetto alle democrazie di oggi!
Tanto per cominciare, nei comuni votano solo i capifamiglia delle famiglie “gentili” (cioè le famiglie che avevano un titolo nobiliare) quindi né le donne né i lavoratori né gli immigrati dalle campagne possono partecipare.
In più i rappresentanti del partito perdente vengono mandati in esilio e, a volte, persino eliminati fisicamente.
Perciò, quando ad esempio in una città vincono i ghibellini, i guelfi delle famiglie importanti vengono scacciati o scappano con le proprie mogli e figli; le loro case vengono occupate, danneggiate, saccheggiate o anche distrutte mentre gli esiliati si rifugiano in campagna o in una città vicina in cui il loro partito è al governo. Da qui si riorganizzano per cercare di rientrare in città e riottenere il potere.
Firenze tra guelfi e ghibellini
La città in cui gli scontri tra i due partiti si fanno più accesi è Firenze, dove si scatena una specie di guerra civile sanguinosissima.
Nel 1258 i ghibellini vengono scacciati dalla città, anche grazie all’intervento del papa: egli vuole una Firenze guelfa dato che prende soldi in prestito dai banchieri fiorentini.
Gli esiliati ghibellini, guidati dal famoso Farinata degli Uberti, scappano nella città ghibellina di Siena e si riorganizzano.
Nel 1260, nella battaglia di Montaperti, la Firenze guelfa viene sconfitta dalla Siena ghibellina: ora Siena ottiene un ruolo centrale nel centro della penisola e la Toscana è in mano ai ghibellini.
Siena vuole radere al suolo la nemica Firenze, ma Farinata degli Uberti ha pietà della propria patria e convince i senesi a non farlo.
Il papa e i guelfi non si sono arresi e chiedono aiuto a Carlo d’Angiò, il fratello del re di Francia. I francesi scendono quindi nella penisola, devastano Siena e aiutano lo schieramento guelfo, che prende il potere anche a Firenze. Di nuovo vengono esiliati i ghibellini. Tra i guelfi che amministrano la città di Firenze in questo periodo ce n’è uno che conoscerete di sicuro…
Guelfi bianchi e guelfi neri
È Dante Alighieri!
Dante ha un importante ruolo politico a Firenze mentre in città il partito guelfo si è diviso in “guelfi bianchi”, moderati che accetterebbero una pace con l’imperatore, e “guelfi neri”, estremisti che rivendicano la supremazia assoluta del papa.
Dante fa parte dei guelfi bianchi, i moderati. E perciò, quando i guelfi neri vanno al potere… indovinate cosa succede?
Esatto! I guelfi bianchi vengono esiliati, Dante compreso: a Firenze c’è un ordine di cattura contro di lui e se tornasse in patria verrebbe ucciso.
Mentre è in esilio, oltre a scrivere la Divina Commedia, Dante fa il doppio gioco: prende contatto con i capi ghibellini, anche loro in esilio da tempo, e intanto cerca anche di ottenere il perdono dei guelfi neri perché vorrebbe tornare nella sua amata città.
Niente da fare! Il grande poeta non viene ascoltato e muore nel 1321 in esilio, a Ravenna.
Nel Canto X dell’Inferno, Dante immagina di incontrare il fiero capo ghibellino Farinata degli Uberti. Se vuoi sapere cosa si dicono dai un’occhiata qui: https://onlineitalianclub.com/dante-e-la-divina-commedia-canto-x/
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Anita says
I had heard of the Ghibellini but not Guelfi so many thanks Francesca for the simplified explanations.
Francesca says
Grazie a te per il feedback, Anita!
Un abbraccio
Francesca
Glenys Bishop says
I am a bit confused about the last part of this sentence:
Alcune sono nobili da generazioni, hanno un titolo, uno stemma e i loro membri girano a cavallo e armati per la città.
Are they armed on horseback to defend the city or do they just ride about the city on horseback and armed.
Daniel says
The second one – if you read I promessi sposi, for example, there’s a lot of complaining about noble knights roaming around bullying people.
N.b. The order of clauses, especially adverbial ones, is much more flexible in Italian than in English. I’d have written that they roam around the city on horseback armed, or that they roam armed around the city on horseback, for example, though neither sound very good in English.
However the point is that English has fairly strict limits on what options are acceptable for ordering clauses, whereas Italian is more malleable, as you see here.