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Nella scorsa serie abbiamo parlato dell’invasione del sud della penisola, ricordi?
Quando erano arrivati i francesi, la popolazione siciliana aveva chiesto aiuto al re di Spagna Pietro III per scacciare gli odiati invasori, ma il monarca di Spagna non si scomoda gratis! E, infatti, il suo compenso era stata la corona del Regno di Sicilia. Per tutto il XIV secolo i reali francesi governano il Regno di Napoli (cioè il sud della penisola) mentre gli Aragona, cioè i reali Spagnoli, dominano il Regno di Sicilia.
Tutto il sud agli Spagnoli
Attorno al 1420, la regina di Napoli Giovanna II, che non ha figli e sta litigando con tutti i suoi parenti francesi, adotta il re di Sicilia della casata spagnola Alfonso di Aragona. Così, morta Giovanna, Alfonso riunisce il Regno di Napoli e il Regno di Sicilia, cioè tutti i territori a sud di Roma. Alfonso è un sovrano illuminato, che accoglie umanisti e filosofi a corte e costruisce una rete di sentieri e strade battute perché i pastori del centro (Umbria e Abruzzo) possano svernare in Puglia e Calabria. Sembra un’iniziativa poco importante invece è un ottimo modo di avvicinare l’economia di parti diverse e disunite della penisola, di creare una rete di comunicazione, un sistema di dogane e una burocrazia incaricata della gestione.
Quando muore, Alfonso lascia il regno di Sicilia a suo fratello Giovanni e il regno di Napoli a suo figlio Ferdinando, che tutti chiamano Don Ferrante.
È interessante notare che, ancora oggi, nella zona di Napoli, si usa il termine “don” o “donna” prima del nome di una persona come segno di rispetto, per esempio “Don Gennaro”, “Donna Concetta”, “Don Antonio”, eccetera. Questa formula è la stessa che usano gli spagnoli, che si riferiscono in modo cortese e formale a qualcuno dicendo “don” o “doña” (“don Carlos”, “doña María”).
Invece nel nord Italia, dove non c’è stata dominazione spagnola, si dice piuttosto “signor” o “signora”, di solito con il cognome della persona (“Signora Rossi”, “Signor Brambilla”).
Don Ferrante a Napoli
Il nostro Don Ferrante, che è il figlio illegittimo di Re Alfonso ed erede del Regno di Napoli, è alleato degli Sforza a Milano e dei Medici a Firenze.
Perciò Lorenzo il Magnifico manda agli eredi di Ferrante delle bellissime raccolte di poesie in toscano. Don Ferrante è convinto che il volgare toscano, la lingua di Dante, debba essere la nuova lingua letteraria della penisola.
È un’idea moderna perché, a quel tempo, molti intellettuali soprattutto ecclesiastici, vogliono che il latino sia la lingua usata in qualsiasi ambito ufficiale o creativo.
Ma Don Ferrante non ha affatto un buon rapporto con il Papa e Roma, anzi!
Ferrante sponsorizza scrittori di satira come Masuccio Salernitano, il quale ridicolizza la Chiesa Cattolica. Il capolavoro di Masuccio, intitolato “Il Novellino”, è dedicato all’inganno e ai grandi imbroglioni. I successori di Don Ferrante dovranno difendere i propri territori dall’invasione francese di Carlo VIII che, in poco tempo, distrugge i delicati equilibri nella penisola.
Per conoscere meglio Don Ferrante puoi leggere questo articolo:
https://www.vesuviolive.it/cultura-napoletana/grande-sud/237985-don-ferrante-re-illegittimo-sfido-baroni-napoletani/
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