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Il tiranno francese
Nello scorso capitolo, abbiamo visto che Carlo d’Angiò, il fratello del re di Francia, è arrivato nella penisola italica, chiamato dal papa.
Grazie ai francesi, come ricorderai, il partito guelfo ha avuto la meglio in Toscana.
Gli eredi dell’imperatore Federico II, che sono i discendenti dei Normanni, vengono sconfitti e quindi il Regno di Sicilia finisce nelle mani dei francesi di Carlo d’Angiò.
Il papa è contento perché ha ottenuto di scacciare gli odiati Normanni ma, invece, i sudditi siciliani detestano l’invasore francese. Quando c’erano i Normanni vi era grande libertà e tolleranza, in più i burocrati, gli amministratori e i consiglieri del sovrano erano quasi tutti autoctoni. Sotto i Normanni non si percepiva la differenza tra dominatori e sudditi perché i Normanni avevano la capacità di apprezzare, integrare e apprendere dagli abitanti del territorio.
Carlo d’Angiò, al contrario, porta con sé consiglieri francesi, lascia i suoi violenti soldati attivi sul territorio e impone delle tasse esagerate. È visto come un dominatore straniero e un tiranno crudele.
Fra le altre cose, Carlo sposta la capitale del Regno di Sicilia da Palermo a Napoli: i palermitani sono furiosi!
I Vespri
I soldati francesi sono arroganti e violenti e la popolazione siciliana li odia.
È la sera del 30 marzo 1282 e i palermitani vanno alla chiesa del Santo Spirito per la preghiera della sera, chiamata “vespro”.
Proprio fuori dalla chiesa, un soldato francese comincia a dare fastidio a una giovane donna, dicendo che deve perquisirla, ma è una scusa per toccarla.
Il marito della ragazza, allora, prende la spada del soldato e lo trafigge, uccidendolo.
Gli altri soldati francesi si scagliano contro il ragazzo, ma la folla dei palermitani si scatena contro di loro e li mette in fuga. Così inizia la rivolta contro gli invasori francesi, che si diffonde in tutta la Sicilia, e che prende il nome di Vespri Siciliani.
I soldati francesi vengono in buona parte massacrati, alcuni riescono a fuggire ed altri si travestono da civili e si nascondono tra la popolazione. Ma i siciliani hanno un trucco per scoprirli.
Il trucco dei ceci
Quando un siciliano vede un personaggio strano, con apparenza di francese, lo mette alla prova, prendendo dalla tasca alcuni ceci.
Glieli mostra, chiedendo: “Cosa sono questi?”
Se è un siciliano risponde senza esitazione e alzando le spalle: “Cìciri!” (“ceci”, nella lingua siciliana).
Ma un francese comincia a sudare ed arrossire e risponde: “Ehm…Sciscirí…”. L’accento lo tradisce, e gli costa la vita.
Francesi e Spagnoli
Carlo d’Angiò torna in Sicilia con i rinforzi, per fermare la rivolta. Ma i siciliani chiedono aiuto al re di Spagna Pietro III che, nel 1282, sbarca sull’isola con un’enorme flotta, sconfigge i francesi e viene incoronato re di Sicilia.
Spagnoli e Francesi continuano a scontrarsi finché, nel 1302, il sud del territorio viene diviso in due regni: il primo comprende la Sicilia e rimane agli spagnoli, e il secondo, con capitale a Napoli e quindi chiamato Regno di Napoli, comprende il sud della penisola e va ai francesi.
Ecco la situazione territoriale nel 1300: https://images.app.goo.gl/d7E7ymxRgG8hkNbC6
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