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Avrete notato che i protagonisti di questo lungo periodo storico sono tutti uomini. Le donne vengono citate raramente. Del resto, il loro ruolo è di dare eredi (possibilmente maschi!) e di occuparsi della casa. Al massimo consigliano il marito nelle decisioni da prendere.
Di solito non ereditano, di solito non hanno un ruolo politico, di solito non compiono grandi azioni militari e, di solito, neppure studiano.
Ci sono, però, dei rari casi in cui le donne hanno un ruolo determinante e, in più, la loro storia è stata raccontata e tramandata… cosa che ci permette di parlarne brevemente in questi ultimi due episodi!
Piccola nota prima di iniziare: non si proverà, in queste poche righe, a trasformare questi personaggi in eroine o antenate del femminismo ma, piuttosto, si cercherà di presentarle per quello che hanno fatto, che è, di per sé, straordinario.
La contessa Berta, leader dei Càtari di Monforte (1028)
Nel 1028 l’arcivescovo di Milano fa arrestare Berta, la contessa di Monforte (in Piemonte) e, con lei, altre trenta nobildonne che praticano una vita di purificazione dalle passioni: niente carne, niente sesso, si infliggono frequenti digiuni e fustigazioni, e mettono i beni in comune. A volte si fanno persino uccidere dalle compagne, per liberarsi dal corpo e dalle passioni carnali.
Queste donne appartengono alla comunità càtara, diffusa soprattutto in territorio francese (la Francia è geograficamente molto vicino al Piemonte di Berta).
I cattolici li considerano una setta di eretici pericolosi per la vera fede.
“Catari”, in greco, significa “puri” e si tratta di un gruppo cristiano che vive in modo umile e molto povero, criticando gli eccessi e le ricchezze della Chiesa di Roma.
Ovviamente i papi del tempo detestano i càtari e hanno paura del loro messaggio. Per questo, nel 1209, quasi due secoli dopo la morte di Berta, il papa manda una crociata contro i càtari di Francia per sterminarli: è un vero genocidio.
Ma torniamo alle nostre trenta coraggiose nobildonne guidate da Berta.
Si racconta che, dopo l’arresto, vengono accesi dei roghi per spaventarle e farle ritrattare. Le donne càtare preferiscono gettarsi in mezzo alle fiamme e, coprendosi gli occhi con le mani, vanno incontro alla morte.
Sichelgaita, nobile guerriera longobarda (1040-1090)
Sichelgaita è una nobile Longobarda, figlia del Duca di Salerno e, come succede anche alle sue sorelle, viene utilizzata dal padre per stringere alleanza con i Normanni. Questi, già lo sappiamo, nell’XI secolo stanno conquistando il sud della penisola.
Sichelgaita viene fatta sposare con il potente e valoroso Normanno Roberto il Guiscardo, della famiglia Altavilla.
La giovane donna non resta a casa a cucire e pregare, come la maggior parte delle nobili sposate, ma va in battaglia al fianco del marito. Tra il 1058 e il 1072 nel sud della penisola, partecipa alle guerre contro gli Arabi per il possesso della Sicilia.
Più complicata è la sua posizione quando, nel 1076, il suo marito normanno assedia Salerno, la città della sua famiglia, governata dal suo indomito e bellicoso fratello, che odia gli invasori normanni.
Anche qui Sichelgaita gioca un ruolo importante: la popolazione di Salerno la implora di fare arrivare cibo e acqua dentro la mura della città assediata e lei accetta, anche se rimane al fianco del marito. Quando Roberto il Guiscardo prende Salerno, Sichelgaita aiuta a negoziare la pace con il fratello sconfitto.
Negli anni successivi, Roberto e sua moglie fanno varie spedizioni contro Costantinopoli. Qui un’altra donna, la principessa Anna Comnena, figlia dell’Imperatore d’Oriente, rimane stupita dalla forza e dalla grinta di Sichelgaita.
Nella sua opera, Anna descrive la nemica Sichelgaita dicendo che sembra la dea Atena nella sua splendente armatura. Dal suo cavallo, con la lancia in mano, incita i guerrieri nella mischia.
Quando muore il marito, Sichelgaita diventa reggente, per assicurare che suo figlio prenda il potere e per questo c’è la sua firma su documenti e lettere ufficiali.
Sichelgaita è anche una donna colta e studia alla Scuola Medica Salernitana. Ma non è l’unica donna medico…
Virdimura, un’ebrea medico (XIV secolo)
Gli ebrei della penisola nell’epoca medievale (e, in generale, sul pianeta Terra in qualsiasi momento storico) non hanno vita facile. Nell’epoca tardo-antica e medievale, nei luoghi in cui sono tollerati, devono pagare tasse extra, spesso vivono in un quartiere a parte della città e hanno maggiore difficoltà a fare rispettare i propri diritti in tribunale.
Molti ebrei fanno il lavoro del medico, ma, in teoria, non possono curare pazienti cristiani.
I medici lavorano spesso a casa propria e, così, anche le loro figlie e le mogli apprendono il mestiere. In più, alla Scuola Medica Salernitana, come ricorderete, sono ammesse le donne.
E quindi a Palermo, non sappiamo bene quando, l’ebrea Virdimura si presenta davanti a una giuria di soli uomini (naturalmente!), i fisici della corte imperiale, che la interrogano su questioni mediche.
L’imperatore Federico II aveva infatti stabilito che non si può fare il medico alla leggera! Bisogna passare un esame ufficiale e avere una licenza. E quindi Virdimura, donna ed ebrea (doppia disgrazia), moglie di un medico ebreo, passa l’esame ufficiale e ottiene il titolo per esercitare la sua professione in tutto il Regno di Sicilia.
Sappiamo solo un’altra cosa su di lei: ha studiato medicina per curare i poveri che, a quel tempo, non potevano pagare l’assistenza sanitaria.
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Philippa Beasty says
Hello Daniel
This episode was very interesting – it does amaze me what the women that Francesca features achieved in their lives – I can’t imagine going to war alongside my husband – oh..and becoming a medical doctor at the same time.
I look forward to the next and last episode and also to the ebook version of the whole Medievo series.
I’ve just bought your ebook : Ashraf, l’arciere dell’imperatore by Francesca – so I have that to keep me going.
Thank you
Philippa
Daniel says
Thanks for taking the time to write feedback, Philippa! I appreciate it. And for buying the ebook, of course. I hope you enjoy it!
Daniel
Francesca says
Thanks Philippa,
Looking forward to know what you think about the book!
Un abbraccio e a presto,
Francesca