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Le classi sociali nei Comuni
Diamo uno sguardo alla cartina della penisola italica alla fine del 1200: a sud stanno i Regni di Napoli e di Sicilia, entrambi in mano a popoli stranieri. Nel centro c’è lo Stato Pontificio, che comprende le terre appartenenti al papa attorno a Roma.
E, infine, c’è la zona al centro-nord, che è in fase di evoluzione.
I comuni, come abbiamo visto, sono dei centri di produzione artigianale, dove i mercanti importano merci e i banchieri fanno affari. Sappiamo anche che i comuni sono delle “proto-democrazie” un po’ caotiche, dove la vita politica è fatta di scontri, esili e regolamenti di conti tra famiglie e partiti.
Quindi, per difendere i propri interessi, già prima del 1200 i grandi banchieri e mercanti e gli artigiani e i lavoratori della classe media si riuniscono nelle “arti” o “corporazioni”.
Esse sono delle associazioni di lavoratori di uno stesso settore, le quali fissano i prezzi minimi, limitano la concorrenza tra i membri e, cosa fondamentale, ottengono una rappresentanza politica nel comune. Anche i nobili hanno grande influenza in politica (c’erano dubbi?!) mentre rimangono esclusi i lavoratori delle classi più basse.
La rivolta
Uno dei disordini più famosi del XIV secolo avviene in Toscana, nella Repubblica di Firenze. È considerato, da alcuni, la prima rivolta della classe operaia, anche se mancano vari secoli alla Rivoluzione Industriale.
Politica nella Repubblica di Firenze
Nel 1300 la città di Firenze è indebolita da peste e guerre.
Nella Repubblica di Firenze ci sono quattro classi sociali: la nobiltà cittadina che vive di rendita e non lavora, i ricchi banchieri e imprenditori, i piccoli imprenditori e artigiani e, per ultimi, i lavoratori delle campagne.
Banchieri, mercanti, imprenditori e artigiani sono organizzati in arti o corporazioni che hanno rappresentanza politica.
Ad esempio l’Arte dei Banchieri, l’Arte della Lana, l’Arte dei Medici, l’Arte dei Giudici e Notai, l’Arte dei Fabbri, dei Macellai, dei Vignaioli e dei Cuoiai.
I nobili non partecipano direttamente alla vita politica ma hanno su di essa grande influenza. Al contrario, i lavoratori più umili ne sono totalmente esclusi.
Una rivolta… quasi per caso
Nell’estate del 1378, durante uno scontro tra nobili e corporazioni, anche i poveri lavoratori salariati si riversano in città.
Sono disorganizzati e male armati ma, all’improvviso, la povera gente prende coscienza della propria superiorità numerica e inizia a protestare sul serio.
I ciompi
Nel dialetto toscano, “ciompare” significa battere, colpire, picchiare. Si definiscono dunque “ciompi” i battilana. A quel tempo, i ciompi si occupano della parte più dura e faticosa della lavorazione: colpire la lana per renderla morbida e lavorabile.
Ebbene, quando i ciompi si rendono conto di essere tantissimi, occupano la piazza della città, e chiedono di essere riconosciuti come “arte” per avere rappresentanza politica.
Inizialmente gli artigiani li appoggiano e viene istituita l’Arte dei Ciompi.
Ma questa massa di gente rimane accampata in città per giorni, cercando di ottenere altri diritti. Il loro nuovo obiettivo è poco chiaro, forse vogliono stabilire una dittatura del popolo. Diventano violenti e impediscono il normale svolgimento delle attività commerciali. In più, sono disorganizzati e i loro capi non hanno nessuna esperienza politica.
La disfatta
Gli artigiani e impresari iniziano a preoccuparsi, perché la rivolta dei ciompi blocca la città e impedisce le loro attività commerciali. E così, smettono di appoggiare i ciompi e si alleano con le corporazioni dei ricchi (banchieri, notai, avvocati…) per mandarli via: il 31 agosto, tutte le arti entrano in piazza perfettamente organizzate. Chiedono ai lavoranti della lana, presi di sorpresa, di arrendersi e ritirarsi.
I ciompi, che sono in buona parte disarmati, rifiutano e vengono attaccati, massacrati e dispersi dai membri armati delle Arti.
A Firenze, da quel giorno in avanti, si proibisce che i ciompi ottengano un qualsiasi ruolo politico.
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Philippa Beasty says
Good morning Daniel
I got a bit behind in following the series but I am up to date now and I just wanted to say how interesting I am finding the series.
I am learning a lot and I do think my pronunciation and understanding is being helped greatly.
I am following your advice to not try to translate (I do the odd word if I am struggling to make sense of something) and I am certainly understanding more than I thought I would.
Once this series is finished I think I’ll go back to La Storia di Roma – I got a bit behind in that series and then gave up.
I wish you all a good weekend.
Daniel says
Brava, Philippa! The trick with reading/listening skills is simply to keep at it, so even if you quit some particular piece of content, to start something that suits you better, or go back and restart when you have more head space for it.
Also, because it’s impossible to notice small incremental improvements in complex skills, to look back and see how far you’ve come every so often. Every year, say. I listen to the news in Swedish each day, sometimes French and Spanish, too, and try to read in Italian, French and Spanish – it’s never easy, none of it. But then occasionally I realise how far I’ve come, for example when I realise how much more I understand in French than in Spanish, or when I’m listening to Swedish radio and they interview someone speaking German – I understand zero of what was said, of course, but then when they translate the gist of the interview back into Swedish I’m like ‘Oh THAT was what it was all about!’
An the end of the day, your skills in any particular language are relative, and invariably not comparable with what you can do in your native tongue, but keep at it and you can’t help but improve. It’s what your brain is programmed to do, given sufficient input.
Buono studio!
Lynne F says
Interesting to read today about the “guilds” I live near Preston in Lancashire a town, now a city famous for The Preston Guild. The event dates back to 1179. and since 1542 it has taken place every 20 years. (Only missed once in 1942.) It is a week of celebrations, processions, special events and parties., in which I have witnessed and taken part. The next will be in 2032.
The phrase “Once every Preston Guild’ is used by Lancashire folk to indicate something that happens infrequently.
Daniel says
Once every twenty years is certainly an odd frequency, Lynne. I wonder why? Perhaps it was a generational thing? Those who were once lowly apprentices, now masters and nearing the end of their careers, coming together for a piss up? It would be interesting to know. Also, a guild of what??
Lynne F says
HI Daniel,
The Guild was not specific to one particular trade.,Any merchant craftsman or trader had to be a member of The Guild in order to trade They met from time to time to show proof of membership, pay a fee and swear allegiance to the mayor.. Anybody wishing to join needed permission from the established members.thus protecting their monopoly! Initially, the meetings were randomly arranged but in 1542 they decided to hold it every 20 years. And yes you guessed right once a generation.