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Il Medioevo, Episodio 06, Splendore e declino dei Longobardi (VII- VIII secolo)

Listen to this text as you read:

L’editto di Rotari

Rotari è un guerriero ariano ed è duca di Brescia (città vicino a Milano). Per diventare re, Rotari sposa la principessa longobarda Gundeperga (636).

Il re e la regina sono perfettamente complementari e rappresentano la totalità dei Longobardi: i cattolici così come gli ariani, quelli legati alla tradizione e fedeli al potere centrale così come i duchi indipendentisti, quelli pacifici e tolleranti così come quelli bellicosi.

Rotari, dopo aver giurato fedeltà e amore eterno a Gundeperga, nota che la moglie passa la vita a pregare. Che noia! Dunque, per levarla di mezzo, la rinchiude in una stanza del castello.

Il nuovo re fa pubblicare un editto nel 643. In esso, mette per iscritto le leggi dei Longobardi, fino a quel momento tramandate oralmente. I tempi sono cambiati!

E quindi Rotari sostituisce la vendetta personale, a cui i Longobardi erano abituati da sempre, con il pagamento di una pena in denaro.

Per i Longobardi, la famiglia di una donna ferita o ammazzata deve ricevere un risarcimento più alto che se ad essere ferito è un uomo e, ovviamente, un individuo libero vale più di uno schiavo.

L’editto di Rotari introduce anche l’ordalia: quando una persona viene accusata di un reato ma si dichiara innocente, deve passare una prova dolorosissima o difficilissima, come camminare sui carboni ardenti o combattere in un duello. Superare la prova significa venire assolti; non superarla porta invece alla condanna… se non si muore prima, nel tentativo!

Si pensa che, in questo modo, sia Dio a stabilire il destino dell’imputato.

Liutprando e la prima connessione con i Franchi

Alla morte di Rotari si apre un altro secolo di instabilità e lotte per il trono, finché prende il potere un nuovo re dal nome quasi impronunciabile: Liutprando.

Egli è carismatico e potente, forte in battaglia e astuto. Sotto il suo regno i duchi longobardi, persino a Spoleto e a Benevento, piegano la testa e perdono autonomia.

Liutprando conquista quasi tutta la penisola italica: per breve tempo occupa persino Ravenna, la capitale dei Bizantini!

Prende anche la zona attorno a Roma ma poi, per non farsi nemico il papa, decide di donargliela (728 d.C.).

Liutprando adotta Pipino il Breve, figlio del maestro di palazzo dei Franchi. Pipino è consigliere del re franco ma sta cercando di spodestare il monarca e prendere il potere. Con l’adozione da parte di re Liutprando, Pipino è legittimamente considerato membro di una famiglia reale.

Arrivano i Franchi

Il nuovo re longobardo Astolfo occupa di nuovo Ravenna (751 d.C.) e la dichiara capitale dei Longobardi: la presenza bizantina sta scomparendo dalla penisola.

Astolfo riconquista anche tutti i territori attorno a Roma e, perciò, papa Stefano II chiama i Franchi in suo aiuto.

Astolfo ha attirato sul proprio popolo il cataclisma: ora l’attenzione dei potenti Franchi è rivolta alla penisola.

Questi, capeggiati dal nuovo re Pipino, scendono in Italia nel 754 d.C. e asfaltano i Longobardi.

Desiderio e l’ennesima riconquista della penisola

I Longobardi sono un osso duro, e la loro storia non è conclusa. Il longobardo Desiderio, duca di Tuscia (Toscana), riconquista per l’ennesima volta gran parte della penisola e riesce ad allearsi con i Franchi che sono, sulla scena politica, il nemico più pericoloso.

La figlia di Desiderio dovrà sposare un principe franco che sta per diventare re: il suo nome è Carlo e verrà poi soprannominato Magno (“il grande”).

Desiderio non può immaginare cosa stia per succedere. E noi lo scopriremo nelle prossime puntate!

Se vuoi saperne di più sulle leggi dei Longobardi, clicca qui: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Editto_di_Rotari

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Comments

  1. Daniel says

    July 27, 2021 at 10:08 am

    Sorry, forgot to switch on the comments section earlier. If you have something to say, now you can!

    Reply
  2. Linda Catherine Quayle says

    August 3, 2021 at 9:53 am

    First meeting with the word “asfaltare” (in this sense, anyway). What a great expression 🙂

    Reply

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