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Capitolo 3. I protagonisti dell’unità d’Italia (XIX secolo)
Il re galantuomo e la monarchia costituzionale
Al re Vittorio Emanuele II di Savoia piacciono molto la guerra e la caccia. Gli piacciono anche le donne, ha un gran numero di amanti e figli illegittimi sparsi per la penisola, perciò molti suoi sudditi scherzano: è veramente il padre di tutti gli italiani! Anche se la propaganda lo definisce “il re galantuomo”, ovunque in Europa e tra i nobili e politici italiani è considerato non molto educato e persino un po’ rozzo. Non sa scrivere correttamente, è completamente negato con la musica e fa commenti e gaffe del tipo: “Ho scoperto che le donne a Parigi non portano le mutande. Questo è un cielo azzurro che si apre per me!”
Vittorio Emanuele prende il potere da ragazzo, nel 1849, quando suo padre rinuncia al trono dopo aver subito una pesante sconfitta militare per mano degli Austriaci. Suo padre aveva concesso ai sudditi lo Statuto Albertino, una costituzione. Quindi Vittorio non è un sovrano assoluto; però conserva molto potere, perché può sciogliere le assemblee ogni volta che vuole. Comunque, la politica non è la sua passione e spesso lascia in mano ad altri le questioni complicate.
Fra questi altri c’è, al primo posto, il conte di Cavour, che è ministro prima e poi capo del governo piemontese. Cavour, in realtà, è l’unico ad avere il carisma, le capacità e la forza sufficienti per formare un governo nel Regno di Sardegna. E per questo, dopo lo scontro e le dimissioni del conte (vedi episodio precedente), il re deve piegarsi a richiamarlo. Cavour accetta.
La situazione in Italia nel 1860-1861
Intanto Emilia Romagna, Toscana, Marche e Umbria entrano a fare parte del Regno di Piemonte e Sardegna. Manca dunque il sud e Roma. È a questo punto che Garibaldi e i suoi Mille volontari (vedi episodio 3o della scorsa serie) partono alla conquista della Sicilia e risalgono verso Napoli.
In questa fase, Cavour fa un modesto tentativo di fermarli. Così il Regno di Sardegna e Piemonte non si schiera con Garibaldi, nel caso in cui le cose dovessero andargli male… Un gesto strategico, ma abbastanza codardo. Soprattutto considerando che Garibaldi, che poi riesce nella sua impresa, consegna il sud Italia proprio al re piemontese!
L’impresa dei Mille
Dopo aver preso tutto il sud fino a Napoli, i volontari garibaldini continuano la loro marcia verso nord. Ora Cavour e Vittorio Emanuele sono preoccupati per due motivi. In primo luogo, se Garibaldi attacca Roma, il papa chiederà aiuto ai francesi e Napoleone III interverrà in Italia, quasi sicuramente, rompendo l’alleanza con i piemontesi. In secondo luogo, i volontari che combattono per Garibaldi, “quel gruppo di socialisti rivoluzionari fuori controllo” avrà pensato Cavour, arriveranno armati fino al Regno di Sardegna e Piemonte, che occupa buona parte del centro-nord della penisola.
Bisogna fermare Garibaldi e i suoi uomini e, quindi, il re Vittorio Emanuele va a Teano per ricevere da Garibaldi le terre conquistate prima che l’eroe dei due mondi faccia altri pericolosi passi. Cavour fa sciogliere l’esercito dei volontari e Garibaldi non può attaccare Roma. Poi, il 17 marzo del 1861, Vittorio Emanuele viene dichiarato “re d’Italia per grazia di Dio e per volontà della nazione”.
Scontro in Parlamento
“Bene! Tutto secondo i piani! Pericolo scampato!” pensa Cavour, ma Garibaldi ha un sassolino nella scarpa e se lo toglie durante la prima riunione del Parlamento del 18 aprile 1861. L’eroe dei due mondi fa un discorso contro Cavour e i suoi piani di ostacolare i Mille che, per poco, non hanno determinato una guerra fratricida. Cavour risponde in modo aggressivo, scoppia la rissa tra i parlamentari di Destra e di Sinistra, e viene sospesa la seduta. Un inizio promettente per il Parlamento italiano!
Link utili
Se vuoi conoscere meglio il re Vittorio Emanuele secondo, puoi guardare questa interessante conferenza: https://youtu.be/Pirz_moO3LM
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