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Il Rinascimento, Episodio 30. Garibaldi, l’eroe dei due mondi (1807-1882)

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Garibaldi è un personaggio estremamente amato e idealizzato, ma è stato anche fortemente criticato, a volte considerato un ingenuo e un idealista.

È, però, l’uomo che ha fatto materialmente l’Italia e di lui parleremo in questo capitolo.

I due mondi

Giuseppe Garibaldi nasce il 4 luglio 1807 a Nizza, città che fa parte del Regno di Sardegna della famiglia Savoia (oggi è in Francia).

Da giovane fa il marinaio come suo padre, ed è veramente abile. Ma il suo destino non è quello di passare la vita in mare.

Nel 1830, conosce i rappresentanti della Giovine Italia e con loro organizza una rivolta nel Regno di Sardegna (1834). Quando questa fallisce, Garibaldi scappa in Sud America con un nome falso. Qui vive per dodici anni, combattendo in difesa degli ideali repubblicani e per la libertà dei popoli sudamericani. Siccome ha combattuto in due continenti, Garibaldi è conosciuto come “l’eroe dei due mondi”.

Il ritorno

Nel 1848, anno chiave per i moti di liberazione in Europa e in territorio italiano (vedi capitolo precedente), Garibaldi ritorna a Roma. Qui vi sono anche Giuseppe Mazzini, capo della Giovine Italia, e Goffredo Mameli che inventa, proprio in quei giorni, il Canto degli Italiani, adottato più avanti come Inno d’Italia.

I rivoltosi riescono a cacciare il papa, ma per poco: il pontefice ritorna a Roma aiutato dal potentissimo esercito francese e i membri della Giovine Italia scappano. Garibaldi si rifugia in una piccola isola, Caprera, a nord della Sardegna.

Il Re e Garibaldi

Passano dieci anni e il Re Vittorio Emanuele II di Savoia, che governa Piemonte e Sardegna, vuole unificare l’Italia nelle proprie mani. Perciò, anche se fino a pochi mesi prima lo aveva considerato un criminale, chiede aiuto a Garibaldi.

Giuseppe, a questo punto, accetta un grande compromesso: rinuncia agli ideali repubblicani che aveva sempre difeso pur di ottenere l’Italia unita. Non perde tempo e si mette in marcia: occupa la Lombardia e la consegna al Savoia. Poco dopo, anche Toscana ed Emilia Romagna, che si erano rese indipendenti dai loro governanti, chiedono di entrare nel Regno di Vittorio Emanuele.

A questo punto manca il sud: il 6 maggio 1860 Garibaldi si imbarca da Genova per la Sicilia, insieme ai famosi Mille. Questi mille volontari non potevano appartenere all’esercito dei Savoia, dato che il re aveva paura che i suoi uomini disertassero per seguire Garibaldi. Ma Giuseppe, così carismatico, non ha certo problemi a riunire un gruppo di seguaci!

I Mille sbarcano in Sicilia, la riconquistano, poi prendono la Calabria e risalgono fino a Napoli.

L’incontro a Teano

Il 26 ottobre 1860, Garibaldi incontra il Re Vittorio Emanuele a Teano, in Campania, e gli dona il Regno delle Due Sicilie. Grazie all’impresa dei Mille, nel 1861 Vittorio Emanuele verrà proclamato Re d’Italia. Ma che cosa si sono detti il Re e il nostro eroe durante l’incontro?

I due si avvicinano a cavallo e Garibaldi dice: “Saluto il Primo Re d’Italia!” Poi si stringono la mano e Vittorio Emanuele chiede: “Come state, caro Garibaldi?” Garibaldi risponde: “Bene, Maestà, e Lei?” E il re: “Benone.” Che cosa pensassero davvero i due l’uno dell’altro, però, non lo sapremo mai.

Obbedisco

Le imprese di Garibaldi non sono ancora finite: nel 1862, Giuseppe parte dalla Calabria verso Roma. Il suo obiettivo è di conquistare il Lazio per renderlo parte del neonato Regno d’Italia. Il Re Vittorio Emanuele, però, non è d’accordo e lo ostacola; poi i francesi, che proteggono il papa, lo respingono. Roma non viene presa: diventerà la capitale d’Italia più avanti, nel 1871.

Nel 1866, Garibaldi strappa il Trentino agli Austriaci per annetterlo al Regno d’Italia. Ma il Re Vittorio Emanuele fa uno scambio e ottiene il Veneto restituendo il Trentino all’Austria. Quando il re richiama Garibaldi e gli ordina di lasciare il Trentino, l’eroe risponde: “Obbedisco”.

A questo punto, Garibaldi si ritira a Caprera. “Di cosa hai bisogno?” gli chiede il re. Garibaldi non vuole pagamenti né riconoscimenti ufficiali e, quindi, chiede solo qualche scatola di cibo e provviste. Rimane nell’isoletta fino al 1882, quando muore di vecchiaia.

Ancora oggi il termine “garibaldino” in Italiano, significa “eroico e audace”.

Interessante e dettagliata conferenza sulla figura di Garibaldi:
https://www.youtube.com/watch?v=ADagHqIODzA&t=5s

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