Il sincretismo culturale tra Grecia e Roma
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Cosa vuol dire “sincretismo”?
Mescolanza, fusione, commistione che nasce dall’incontro tra due culture.
Chi ha conquistato chi?
Il poeta latino Orazio dice che “la Grecia, conquistata, conquistò a sua volta il feroce vincitore”. Ciò significa che Roma, il feroce vincitore, ha conquistato territorialmente la Grecia. Allo stesso tempo, però, Roma è stata conquistata dalla cultura greca.
Il prolungato contatto con l’incredibile civiltà greca lascia un grande segno a Roma. La cultura greca non è diffusa solo nella penisola balcanica (Atene, Tebe, Corinto…). Infatti sono di cultura greca anche il Sud Italia, che Roma ha conquistato (vedi episodio 5) e, in buona misura, i Regni Ellenistici di Macedonia, Egitto, Siria e Pergamo, che costituiscono ora la zona orientale dei territori romani (vedi episodio 7). Tra l’altro, i Romani conoscono da sempre i Greci, con cui hanno commerciato dall’inizio della loro storia. Perciò l’alfabeto latino deriva quello greco e il Pantheon degli dei greci e i miti su di essi, sono stati copiati piuttosto fedelmente dai Latini (di questo parleremo prossimamente).
L’influenza della cultura greca su quella romana è dunque più o meno costante. Quando le città greche vengono distrutte, la popolazione fatta schiava arriva a Roma. Tra loro ci sono intellettuali, come lo storico Polibio, che spesso diventano schiavi di potenti aristocratici latini e vengono usati come maestri per i loro figli. Questo tipo di schiavi viene trattato assai meglio dei normali schiavi domestici. I precettori vengono spesso liberati per ricompensare il loro lavoro. Un ex-schiavo liberato si chiama “liberto” e, solitamente rimane in buoni rapporti con la famiglia che lo ha liberato. A Roma ci sono molti liberti ricchissimi ma non possono rivestire cariche politiche pubbliche.
Il Circolo degli Scipioni vs Catone
Ricordate i fratelli Scipioni, l’Africano e l’Asiatico? È proprio in questo periodo che fondano a Roma un gruppo di politici e intellettuali, chiamato il Circolo degli Scipioni, per diffondere la cultura ellenistica e per sviluppare l’arte del parlare elegantemente.
Ovviamente a Catone il Censore ciò sembra una pazzia. Secondo lui, gli unici costumi e moralità da difendere sono quelli degli antenati romani: il rispetto per gli anziani, per il pater familias, per gli dei e la tradizione, e poi la moderazione, la discrezione e il pudore (quest’ultimo soprattutto per le donne!)
Catone e il processo agli Scipioni
Catone il Censore è ormai un vecchio, è da tutti conosciuto per i suoi discorsi in senato in difesa della moralità austera romana e contro la corruzione. Catone, inoltre, conclude ogni suo discorso con la frase “Cartagine dev’essere distrutta”.
Come dicevamo, il Censore non sopporta i Greci effeminati, le loro poesie, filosofie e pratiche omoerotiche. Non sopporta nemmeno che i generali e i politici romani si arricchiscano approfittando delle guerre. Perciò, verso la metà del 180 a.C., ha un ruolo fondamentale nei processi in tribunale contro Scipione l’Africano e suo fratello Scipione l’Asiatico, accusati di tradimento e appropriazione di denaro pubblico. Gli Scipioni non solo hanno adottato molti degli usi dei Greci, lasciando grande libertà alle proprie donne, ma si sono anche arricchiti immensamente durante le guerre. Al processo, l’Africano non si degna nemmeno di rispondere alle accuse di Catone, ma dice solo: “Romani, in quel giorno io sconfissi Cartagine”. Insomma, è pur sempre il salvatore della patria! E viene subito assolto per volontà popolare. Ma, per la soddisfazione di Catone, si ritira in un esilio volontario.
Ecco, in dettaglio, le vicende di Marco Porcio Catone, il Censore: http://www.treccani.it/enciclopedia/catone-marco-porcio-detto-il-censore/
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