La fine di Cartagine e la conquista del mondo ellenistico e della Grecia (II secolo a.C.)
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La fine di Cartagine
Cartagine deve sopportare in silenzio per anni le ingiustizie e gli attacchi del re di Numidia, alleato di Roma. Ma alla fine, stanca dei soprusi, contrattacca. È l’occasione per Roma di realizzare il desiderio di Catone e di molti politici romani: distruggere Cartagine. Un altro membro della famiglia degli Scipioni, Scipione Emiliano, si reca in Africa. Cartagine resiste per mesi all’assedio ma alla fine i Romani entrano in città, la saccheggiano e fanno schiavi i superstiti. Poi bruciano tutto, radono al suolo gli edifici e le mura (146 a.C.). Infine passano un aratro e cospargono di sale il terreno: così non vi crescerà più nulla.
Roma intanto sottomette l’Hispania, l’attuale penisola iberica, territorio in precedenza occupato da Cartagine.
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http://www.treccani.it/enciclopedia/scipione-emiliano-publio-cornelio/
Il mondo ellenistico
Le regioni di cultura ellenistica confinanti a sud-est con i territori di Roma sono quattro. Esse, secoli prima, avevano fatto parte dell’impero di Alessandro Magno. Alessandro aveva dato loro un’unica lingua, una versione semplificata del greco, e aveva uniformato usi, costumi e religione: questo è ciò che si definisce “cultura ellenistica”. Con la morte di Alessandro, l’impero viene diviso in regni indipendenti politicamente ma con molti elementi culturali in comune.
Questi regni orientali e di cultura ellenistica devono fare i conti con i Romani. Diamo un’occhiata alla politica estera della Repubblica in questa zona.
Il piccolo regno di Pergamo, sulle coste dell’attuale Turchia, si allea con i Romani. Più avanti, nel 133 a.C., diventa provincia romana.
Il vasto regno di Siria, in Medio Oriente, attacca Pergamo determinando l’intervento dei Romani guidati da Lucio Cornelio Scipione l’Asiatico, fratello dell’Africano, e nel 190 a.C. annientano il nemico.
Vi è poi il regno d’Egitto, che stringe un’alleanza con i Romani nel 186 a.C. La biblioteca di Alessandria d’Egitto è il maggior centro di conservazione della cultura ellenistica. Ma in Egitto ci sono anche molti elementi di origine orientale e autoctona. Per esempio, i faraoni sono considerati divinità viventi, spesso sposano le proprie sorelle e occupano il trono fin da bambini. In queste occasioni, la mancanza di un leader forte determina violente rivolte di alcune regioni contro il sovrano.
Infine, i Romani affrontano il regno di Macedonia, situato nel nord della penisola balcanica, e che attacca le piccole città-stato greche. Le città greche, che sono libere e indipendenti, chiedono aiuto a Roma. Essa, dopo quasi sessant’anni (205-148 a.C.) e tre guerre, riesce a occupare il territorio macedone e renderlo una provincia.
Ecco una piantina della Grecia e dei regni ellenistici al tempo dei romani:
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Grecia_romana#/media/File%3AMap_Macedonia_200_BC-it.svg
Greci e Romani
I Romani sono una potenza nel Mediterraneo ma i Greci, fieri della loro millenaria cultura, li considerano comunque dei “barbari”. Ciò, letteralmente, significa che si esprimono con suoni primitivi, rozzi, versi animaleschi e incomprensibili per un greco, come bar-bar. I Greci si sentono superiori in virtù della loro grandiosa civiltà: secondo loro, in effetti, tutti i non-Greci sono barbari!
Ma le città greche nel III secolo a.C. sono molto deboli e in decadenza. Si riuniscono in leghe, cioè alleanze economico-militari, quando il Regno Macedone, poco a nord, minaccia la loro libertà e indipendenza. Perciò, quando i Romani si presentano in Grecia come difensori delle libere città locali, vengono accolti benevolmente. Ma, iniziati gli scontri tra Roma e Macedonia, alcune città greche passano dalla parte dei Macedoni. Hanno capito che anche i Romani sono, alla fin fine, degli invasori proprio come i Macedoni. Quando Roma annienta la Macedonia, il console Tito Quinzio Flaminino proclama la libertà per tutte le città greche. Così ne ottiene il favore, per un certo periodo. Di fatto, però, i Romani si inseriscono nella politica locale ed esercitano forti pressioni sulle città greche. Per questo motivo, la corrente indipendentista greca diviene sempre più forte. Le città greche si riuniscono nella lega anti romana di Mitridate, il re del Ponto (territorio a sud del Mar Nero). Roma, allora, non ha pietà per nessuno. Interviene distruggendo alcune città, abbattendo le mura di altre, rendendo schiavi gli abitanti e vietando le alleanze tra Greci.
I Romani non risparmiano nemmeno la gloriosa Atene. Il comandante romano Silla, quando sta per assaltarla, dice infatti sprezzante: “Non sono qui per imparare la storia, ma per domare i ribelli!” Corre l’anno 87 a.C.
In realtà i Romani imparano moltissimo dai Greci. Per saperne di più, leggi il prossimo episodio…
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