“Cartagine deve essere distrutta”. 264 a.C. – 146 a.C.
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La leggenda: Enea e Didone
Ricordate Enea, l’eroe che scappa da Troia e arriva nel Lazio? Beh, prima di sbarcare sulla costa italiana, si è fermato nel Nord Africa. Qui ha conosciuto Didone, regina e fondatrice di Cartagine. Didone lo ospita e si innamora di lui. I due hanno una relazione ma Enea vuole ripartire: sente di dover compiere una missione. Recupera la sua nave e si rimette in mare con i compagni. Didone, brutalmente abbandonata, impazzisce di dolore. Maledice Enea e la sua discendenza (i Romani): vuole vendetta. Mentre vede la nave dei Troiani allontanarsi, la regina di Cartagine prende la spada e si suicida. Ecco perché, secondo la leggenda, Cartagine e Roma sono nemiche e sono destinate a scontrarsi.
In realtà, la due potenze sono per qualche tempo state alleate (vedi episodio 5) ma entrambe vogliono controllare il Mediterraneo. Iniziano così le Guerre Puniche, cioè “fenicie”. I Cartaginesi sono infatti una popolazione fenicia.
Per saperne di più sui Fenici clicca qui: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Fenici
La prima guerra punica
La prima guerra punica dura dal 264 al 261 a.C. e all’inizio si combatte in mare. Il pretesto sono alcune città siciliane che chiedono aiuto alle due potenze. I Romani non hanno una flotta militare e i soldati sanno combattere solo su terra, ma hanno un’idea geniale: costruiscono i “corvi”, passerelle che si agganciano alla nave nemica e permettono ai soldati di assaltarla. Così la battaglia per mare si trasforma in una battaglia sul suolo (un po’ instabile) delle navi. A questo punto i Romani portano la guerra sul continente africano e assediano Cartagine. I Cartaginesi sono costretti ad assumere un esercito di mercenari, cioè soldati pagati per combattere, i quali, a fatica, bloccano i nemici. Il console Gaio Lutazio Catulo ottiene intanto una decisiva vittoria per mare e Cartagine si arrende; ora deve pagare un’enorme tassa a Roma e non ha abbastanza denaro per pagare i mercenari. Questi si ribellano e la attaccano. Cartagine è debole quindi cede la Sardegna che, come la Sicilia, diventa provincia romana.
Ecco dove si trovava Cartagine:
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/a/ae/Roma_Cartagine_-_218_a.C..png
La famiglia Barca in Spagna
Cartagine ha un enorme debito di guerra con Roma e quindi manda Amilcare Barca, che ha combattuto in Sicilia, alla conquista di un nuovo territorio: la penisola iberica. Cartagine occupa così il sud dell’attuale Spagna. Dopo la morte di Amilcare, l’esercito cartaginese nomina un nuovo comandante. Questo ha solo ventisette anni ed è il figlio di Amilcare: il suo nome è Annibale Barca. Secondo alcune voci, la potente famiglia di generali cartaginesi, i Barca, discende direttamente da Didone.
La seconda guerra punica
Annibale non tornerà a casa per trentaquattro anni. Nel 218 a.C. attacca e distrugge Sagunto, città spagnola alleata di Roma, dando così inizio alla seconda guerra punica. Con il suo esercito e una quarantina di elefanti, attraversa il sud della Francia e le Alpi. Si allea con alcune popolazioni galliche e devasta l’Italia, ma non assedia Roma, convinto che sia inespugnabile. Passa invece nel sud Italia e conquista alcuni territori romani, mentre buona parte del sud della penisola rimane fedele a Roma. Nella Repubblica, in fasi di emergenza come questa, si elegge un dittatore: una carica straordinaria che dura sei mesi, a cui si ricorre in periodo di crisi. Il dittatore scelto è Quinto Fabio Massimo che ottiene il soprannome di “Temporeggiatore” perché, invece di attaccare Annibale, attende (temporeggia). Con questa tecnica, il Temporeggiatore riconquista i territori che Annibale aveva occupato in Italia e, così, isola i Cartaginesi. Annibale e i suoi si trovano nel sud Italia senza rifornimenti né rinforzi. Finita la dittatura del Temporeggiatore, finisce anche la strategia dell’attesa. I due consoli riprendono il potere e affrontano Annibale a Canne, in Puglia, dove la sconfitta di Roma è disastrosa. Intanto però, i fratelli Scipione, grandi condottieri romani, sconfiggono Asdrubale Barca, il fratello di Annibale, in Spagna. Questo fugge in Italia con parte dell’esercito ma viene intercettato e ucciso. Annibale è senza rifornimenti, accerchiato sui monti della Calabria. È a questo punto che un altro condottiero della famiglia Scipione, Publio Cornelio Scipione, contro il volere del senato, parte con l’esercito per l’Africa. La sua mossa è rischiosa: lascia scoperta Roma per assediare Cartagine.
In Africa
Siamo nel 204 a.C. e le truppe romane sono in Africa, ad assediare la potente capitale punica. Ci troviamo nell’accampamento romano. Nella lussuosa tenda di Scipione entra un uomo brutto come la fame. Il sudore gli gocciola nei piccoli occhi azzurri. Con le forti mani si gratta la testa, coperta da pochi capelli rossicci. Si tratta del censore Marco Porcio Catone. Egli odia il lusso e gli sprechi di denaro. “I bottini di guerra sono di Roma, non tuoi. Tu e i tuoi uomini fate razzie e non lasciate niente per la patria!” sbraita Catone a Scipione. Questo gli ride in faccia. Catone allora, pieno di rancore, abbandona il campo e torna a Roma.
Intanto Annibale viene chiamato in patria. Nel 202 a.C. viene sconfitto dalle truppe di Scipione a Zama. Da quel momento, Scipione prende il soprannome (vedi episodio 4) di Africano ed è considerato l’eroico salvatore di Roma.
Ecco alcune info biografiche sui protagonisti della nostra storia.
Annibale Barca:
http://www.treccani.it/enciclopedia/annibale-barca_%28Enciclopedia-Italiana%29/
Scipione l’Africano:
http://www.treccani.it/enciclopedia/scipione-africano-publio-cornelio/
La morte di Annibale
Annibale scappa e si rifugia presso diversi re orientali fino a quando, nel 183 a.C., uno di essi decide di consegnarlo ai Romani. Il condottiero cartaginese preferisce suicidarsi bevendo un potente veleno. Intanto la sua città è oppressa dalle tasse di guerra imposte dai Romani e dai Numidi, popolazione africana alleata di Roma.
Passano gli anni ma molti dei Romani considerano Cartagine ancora troppo pericolosa…
Che ne sarà di Cartagine? Alla prossima puntata!
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