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La storia di Roma, Episodio 3

Roma al tempo della repubblica (509 a.C.)

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Violenza e repubblica

Il perfido Sesto Tarquinio, figlio del re Tarquinio il Superbo, riesce a chiudere la matrona Lucrezia in una stanza e la obbliga ad avere un rapporto sessuale con lui. Lucrezia è disperata, corre da suo marito Lucio Tarquinio Collatino e racconta della violenza. Collatino, insieme al suo grande amico Lucio Giunio Bruto, ascolta la storia, furioso. Bruto è nipote del re (ma lo odia da sempre!) e vuole vendicare Lucrezia insieme all’amico. Mentre i due uomini provano a consolarla, Lucrezia, piangendo, prende un pugnale e si suicida: il disonore è insopportabile per la matrona. Così Bruto e Collatino riuniscono un esercito e scacciano il re etrusco.

Tarquinio il Superbo cerca alleati militari per tornare a Roma e riprendere il potere, ma viene sconfitto. A questo punto, Lucio Giunio Bruto e Lucio Tarquinio Collatino dichiarano la fine della monarchia e l’inizio della Repubblica Romana, di cui diventano i due primi consoli.

Una nuova carica: il consolato

I consoli sono così importanti che, nei primi secoli della repubblica, danno il nome all’anno in cui governano. L’anno 509 a.C., per esempio, è chiamato dai Romani “l’anno del consolato di Bruto e Collatino”. I consoli svolgono quasi le stesse funzioni dei vecchi re. In patria governano, fanno rispettare la legge, convocano le assemblee e gestiscono il denaro pubblico. In guerra comandano l’esercito e organizzano la diplomazia. Ma, a differenza del re, sono due, vengono eletti dai comizi (assemblea di patrizi) e stanno in carica solo per un anno.

Cosa significa la storia di Lucrezia?

La famiglia di Lucrezia e i suoi alleati rappresentano l’aristocrazia senatoria latina. Il re Tarquinio il Superbo è invece il simbolo della popolazione etrusca. La storia di Lucrezia, a metà fra mito e realtà, rappresenta il momento in cui le potenti famiglie latine scacciano da Roma gli Etruschi e istituiscono una repubblica aristocratica. In essa, le cariche più importanti (i comizi, il senato e il consolato) rimangono tutte in mano all’aristocrazia… fino al 494 a.C.

Plebei in schiavitù

A Roma l’esercito è formato in gran parte da plebei. Quando un plebeo va in guerra, lascia per molti mesi il proprio lavoro (il campicello, la bottega, il gregge…). Quando torna a casa, la sua piccola attività è fallita e, dunque, il plebeo chiede denaro in prestito a un patrizio. Chi non può ripagare il debito, secondo la legge, diventa schiavo del creditore. Ciò succede molto spesso: intere famiglie di plebei perdono la libertà.

La rivolta della plebe

Nel 494 a.C. un popolo nemico, i Volsci, si prepara ad attaccare Roma. I plebei, stanchi di non avere rappresentanti politici e di diventare schiavi, decidono di abbandonare l’esercito e la città, e si recano tutti sul colle Aventino in protesta. I patrizi sono nel panico: chi difende la città dai Volsci se i soldati non combattono? Chi produce cibo se i lavoratori non ci sono? I senatori chiamano Agrippa, un ex console moderato, molto amato dai patrizi e dai plebei, e gli chiedono di parlare con il popolo.

Agrippa sale sull’Aventino e fa un memorabile discorso davanti alla folla dei plebei: “Voi siete come le braccia e il senato è come lo stomaco di un corpo umano. Senza le braccia che producono cibo, lo stomaco non può funzionare. Ma, se lo stomaco non funziona, l’intero corpo muore, braccia comprese”. I plebei vengono convinti dalle sue parole e riprendono tutte le attività, ma pongono due condizioni: la fine della schiavitù per debiti e l’istituzione di un’assemblea e una magistratura per i soli plebei. Il senato accetta, i plebei ricostituiscono l’esercito e sconfiggono i Volsci.

L’assemblea della plebe

Con una votazione chiamata “plebiscito”, questa assemblea poteva prendere decisioni solo riguardo i plebei. Duecento anni più tardi, i plebisciti diventano invece vincolanti per tutta la popolazione, patrizi compresi.

L’assemblea della plebe elegge anche i tribuni della plebe.

I tribuni della plebe

Si tratta di nuove importanti figure politiche a Roma. All’inizio sono due, poi il numero aumenta. I tribuni hanno potere solo dentro le mura di Roma e stanno in carica un anno. Per evitare che vengano uccisi dagli oppositori patrizi, i tribuni sono dichiarati “sacrosanti” (sacri e inviolabili): chiunque provi a fare del male a un tribuno deve essere messo a morte. I Tribuni possono difendere un plebeo da accuse o attacchi di un patrizio. Inoltre, possono opporre il veto (blocco, impedimento) a decisioni, provvedimenti e riforme di consoli e senato quando vanno contro gli interessi della plebe. Più avanti, i tribuni ottengono persino il potere di convocare il senato! Il tribunato della plebe diventa una carica così prestigiosa che molti patrizi cercano di ottenerla mascherando le proprie nobili origini.

Cosa significa “repubblica”?

In latino res significa “cosa” nel senso di “insieme di beni e proprietà”. Quindi la res publica è la “cosa pubblica”, il “bene collettivo”, la “proprietà condivisa da tutti i cittadini”.

La res publica si contrappone alla proprietà privata, chiamata res familiaris, cioè “beni e proprietà di una (singola) famiglia”.

In questi primi capitoli abbiamo parlato di eventi, personaggi storici e istituzioni politiche. Ma… Chi sono gli uomini e le donne dell’antica Roma? Come si chiamano? Quali sono i loro valori morali? E come è organizzata la famiglia? Curiosi? Allora non perdetevi il prossimo episodio!

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