La linea tra Oriente e Occidente. Attila e il papa (prima metà del V sec d.C.)
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L’Impero Romano viene ufficialmente diviso in due parti nel 395 d.C. alla morte dell’imperatore Teodosio. Questo nome dovrebbe risultare familiare: nell’episodio 26 abbiamo visto che questo imperatore ha proclamato il cristianesimo religione ufficiale.
Alla morte di Teodosio, dicevamo, l’impero viene spartito tra i suoi due figli. Arcadio, il maggiore, ottiene l’Oriente, che è certamente in condizioni migliori. Onorio, il più piccolo, riceve invece la parte occidentale, assai debole. In questi ultimi decenni le popolazioni barbare hanno iniziato ad allearsi fra loro facendo maggiore pressione sui confini nord-orientali dell’impero perché sono attaccate, a loro volta, dai temibili Unni, provenienti dalla steppa asiatica.
Per tenere a bada Visigoti, Ostrogoti, Vandali, Burgundi e tutte le altre popolazioni e tribù che fanno pressione sul confine, i Romani le nominano spesso “federate”, ovvero popolazioni alleate dell’impero: vengono concesse loro terre a patto che difendano l’impero dagli attacchi di altre popolazioni.
I Romani, che dalla peste antonina non hanno abbastanza legionari per presidiare i confini, si trovano nella condizione di dovere ammettere questi barbari, a cui chiedono anche di convertirsi al cristianesimo. Non arrivano però solo i guerrieri in armi. Dobbiamo immaginarci un vero e proprio esodo: carri con animali, donne, vecchi e bambini che si riversano sui confini dell’impero sperando di diventarne i nuovi abitanti.
Ovviamente non hanno nessun sentimento di romanità né rinunciano veramente ai propri dei pagani, spesso scatenano rivolte che le legioni romane hanno difficoltà a contenere e, non di rado, si alleano con le popolazioni che, dall’esterno, attaccano i romani. Questa è la precaria situazione sul limen (confine) dell’Impero. Mentre Arcadio respinge gli attacchi dei Vandali, una popolazione barbara che è diventata proverbiale perché particolarmente distruttiva, i Visigoti, di origine scandinava, abbattono il confine della parte occidentale e penetrano in Italia.
Un barbaro contro i barbari
A difendere l’impero dalla loro avanzata c’è Stilicone, valoroso comandante e grande stratega di origine vandala che, di fatto, è il reggente del giovane e inesperto Onorio.
In questo momento l’Impero Romano è attaccato dai barbari e difeso da un barbaro il quale, saggiamente, sta cercando di raggiungere un accordo economico con gli invasori per evitare che devastino l’Italia.
Ma la classe senatoria non si fida di Stilicone e lo fa eliminare, compiendo una mossa suicida: i Visigoti tornano all’attacco e saccheggiano Roma nel 410 d.C.
Gli Unni in Italia
I guai per l’impero sono appena cominciati: nel 452 d.C., i temibili Unni, guidati da Attila, ne devastano i territori e arrivano fino alla Pianura Padana.
Attila è conosciuto nell’impero come “il flagello di Dio” e si dice che, dopo il suo passaggio, non cresca più nemmeno l’erba.
Nei libri di storia occidentali Attila è solo un feroce barbaro che guida un gruppo di predoni a cavallo provenienti dalle steppe dell’Eurasia. In realtà, Attila è un imperatore che ha riunito sotto il proprio controllo un vastissimo territorio e innumerevoli popolazioni e, così come hanno fatto per secoli i romani, sta cercando di espandere i propri domini.
Papa Leone I
In questa fase c’è un altro uomo, saggio e astuto, che deve mantenere unito un impero. Questo impero è vasto ed estremamente disorganizzato perché è sorto da poco. Sebbene abbia carattere spirituale, la Chiesa, in fin dei conti, è un’organizzazione gerarchica con base territoriale.
Il suo capo ha un bel da fare con nemici interni, ovvero i vescovi che cercano di aumentare il proprio potere e la propria indipendenza, e con i nemici esterni, come il patriarca di Costantinopoli, capo della Chiesa Ortodossa, e gli eretici.
Papa Leone I si dimostra sempre all’altezza della situazione, protegge gli interessi territoriali della Chiesa in Oriente e fa strage di eretici: in appena un secolo, i cattolici sono passati da perseguitati a feroci persecutori.
Grazie alla sua abilità, nel 445 d.C., ottiene che Valentiniano III, nuovo imperatore d’Occidente, ribadisca il primato del vescovo di Roma sull’intera Chiesa. Fino a non molto tempo prima, il vescovo di Roma era solo un primus inter pares.
Uno strano incontro
Nel 452 d.C. a Roncoferraro, una cittadina del nord Italia, avviene un incontro davvero insolito. Attila, un uomo basso e muscoloso, dalla pelle scura e dai tratti orientali, vede in lontananza gli ambasciatori romani. Tra loro spicca un personaggio peculiare con una lunga barba e un curioso cappello rosso: è papa Leone.
Leone è stato mandato assieme a una delegazione di politici e militari a discutere con gli Unni: a quali condizioni questi terribili barbari sono disposti a lasciare l’Italia?
“Roma, la mia Roma, non è poi tanto distante da qui” avrà pensato preoccupato il pontefice. Non sappiamo esattamente cosa si siano detti, durante quelle ore. Secondo alcuni resoconti la sola presenza, il portamento elegante e l’abbigliamento del papa (certo bizzarro per un barbaro) hanno terrorizzato Attila, che era estremamente superstizioso: forse, il capo degli Unni ha pensato che quello stregone vestito di rosso portava sfortuna e ha levato le tende.
Altri dicono che Leone abbia fatto un’offerta in denaro a nome dell’imperatore, che i barbari hanno trovato conveniente. E, quindi, possiamo immaginarceli mentre caricano i loro carri e cavalli con forzieri d’oro e scompaiono nella nebbia lombarda, mentre chiacchierano soddisfatti diretti verso le steppe, e mentre Leone e i suoi colleghi tirano un bel sospiro di sollievo.
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