Il cristianesimo
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Chi è Ponzio Pilato?
Pilato è il procuratore della provincia di Giudea. Si occupa dunque di raccogliere le tasse e di presiedere ai processi. Il suo nome fa pensare che abbia origine sannita (i Sanniti sono una popolazione italica) e, sicuramente, appartiene all’ordo dei cavalieri.
Non ha un buon rapporto con gli Ebrei, la popolazione che vive nella provincia di cui è incaricato. Infatti Pilato usa le loro ricchezze, destinate a costruire templi per Jahvè, al fine di fare un (ben più utile!) acquedotto. Inoltre gli Ebrei non accettano che vengano esposte le insegne dell’imperatore e quindi, Pilato, manda spesso i suoi uomini a sedare le proteste con la forza.
Nel 33 d.C. il procuratore si trova a presiedere uno dei tanti processi: alcuni sacerdoti ebrei vogliono mandare a morte un tale Gesù di Nazareth, che definisce se stesso “re”. Pilato sa che l’imperatore Tiberio è severo con chi non gestisce a dovere il territorio e non vuole avere ulteriori problemi con gli Ebrei. Gli conviene evitare altre rivolte e mantenere la pace con i capi ebrei. E perciò, anche se probabilmente non ritiene Gesù pericoloso e non ha interesse a mandarlo a morire, decide di assecondare i sacerdoti ebrei che tanto insistono. Non sappiamo molto altro di Ponzio Pilato. Sicuramente viene richiamato a Roma da Tiberio che non era contento del suo operato. Per sua fortuna, appena arriva a Roma, Pilato viene a sapere che l’imperatore è morto.
L’incendio di Nerone
Nel 64 d.C., a Roma, scoppia un terribile incendio. Secondo alcuni è stato l’imperatore Nerone in persona a dare fuoco alla città, per fare spazio alla sua nuova e lussuosa villa. Nerone, per evitare le accuse, dà la colpa ai cristiani. Questi, per i Romani del I secolo d.C., sono una setta come tante altre. Gesù Cristo non è certo il primo che si dichiara il figlio di Dio, l’eletto, il profeta… I Romani sono abituati a questi personaggi e non danno grande peso a tali eventi! Spesso, addirittura, i cristiani vengono confusi con gli Ebrei, anche se questi sono un popolo con un territorio di riferimento più chiaro: la Giudea.
Ma torniamo a Nerone. Per evitare le accuse contro di sé, dà la colpa ai cristiani, li perseguita e li elimina mandandoli a morire nei giochi del circo, oppure coprendoli di pelli di animali e dandoli in pasto ai cani. In alternativa, vengono crocifissi di sera e arsi vivi così da illuminare le strade di Roma.
Di persecuzione in persecuzione
Dopo duecentocinquanta anni i cristiani sono ancora nel mirino delle persecuzioni. L’imperatore Diocleziano fa distruggere tutti i loro luoghi di culto e libri, fa espellere i cristiani dall’esercito e li obbliga a fare sacrifici agli dei. Già prima di lui, l’imperatore Decio aveva ordinato che tutti i cittadini dell’impero offrissero sacrifici agli dei davanti a una commissione e chi si rifiutava subiva la pena di morte.
La libertà di culto
Solo nel 313 d.C., i due Augusti, Costantino e Licinio, decretano la libertà di culto per tutti i cittadini dell’impero. Anche il cristianesimo diventa quindi religio licita cioè religione ammessa. Sono proibite le persecuzioni per motivi religiosi e i cristiani possono costruire chiese.
Al tempo di Costantino i cristiani erano circa un 10% della popolazione di un impero nel quale si stavano diffondendo un gran numero di culti orientali di sapore monoteista, come quello del Sole Invitto, sponsorizzato anni prima da Eliogabalo (episodio 24).
Lo stesso imperatore Costantino si converte al cristianesimo e ha come guida spirituale il vescovo di Cordova. Costantino cerca il dialogo con gli esponenti della religione pagana per mantenere la pace all’interno dell’impero ma si mostra assai intollerante con gli eterodossi cristiani, come per esempio gli ariani, i quali sostengono l’impossibilità della trinità e affermano che Dio padre è l’unica vera divinità, mentre Gesù Cristo è solo un uomo.
Il cristianesimo diviene religione ufficiale
Nel 391 d.C. l’imperatore Teodosio dichiara il cristianesimo religione ufficiale dello stato romano e dà il via alle persecuzioni contro i pagani: anche in questo caso si considera che gli eretici (i non cristiani) compiano un crimine contro lo stato e debbano essere contrastati.
Come dirà l’imperatore Teodosio II pochi anni dopo, le religioni pagane sono “un culto del demonio” che va estirpato.
Il cristianesimo viene visto, forse lo aveva già intuito Costantino, come un modo per mantenere coeso e unito l’impero. Con la nuova religione ufficiale si pone fine alla pratica di divinizzare l’imperatore dopo la sua morte perché esiste un unico Dio.
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