L’età dei Severi e l’anarchia militare (192 d.C.- 284 d.C.)
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Settimio Severo
Con la morte di Commodo, nel 192 d.C., iniziano gli scontri tra le varie legioni romane e i pretoriani: ciascuno vuole acclamare imperatore il proprio comandante. Il caos e la guerra civile terminano dopo un anno quando i soldati della Pannonia e dell’Illiria riescono a prevalere e mettono al potere Settimio Severo.
Egli stermina i suoi rivali e cambia il titolo imperiale di princeps, primo membro dell’assemblea del senato, in quello di dominus ac deus (signore e dio): l’imperatore è ora più simile a un re orientale e si allontana dall’influenza dell’assemblea.
Settimio, in effetti, fa strage di senatori e favorisce enormemente l’esercito, per esempio stabilendo che una percentuale della produzione agricola venga destinata ai militari, aumentando il loro salario e il numero delle truppe, e affidando incarichi di potere ai suoi uomini.
Caracalla
A Settimio succedono i due figli Caracalla e Geta. Caracalla uccide il fratello senza perdere tempo, e alza di nuovo la paga dei militari determinando una grave inflazione. Fa costruire delle famose terme e con il celebre Editto di Caracalla concede la cittadinanza a tutti gli abitanti dell’impero.
Caracalla è passato alla storia per essere un tipo davvero spietato, e viene ucciso da uno dei suoi centurioni. Il prefetto del pretorio Macrino, di origine berbera, prende allora il potere ma, dopo meno di un anno, le truppe orientali acclamano imperatore un ragazzino di quattordici anni.
Giulia Mesa, la nonna degli imperatori
Eliogabalo è il giovane sacerdote del dio Sole, una divinità della sua terra d’origine: la Siria. Sua nonna, Giulia Mesa, che è stata la cognata di Settimio Severo, fa correre la voce che Eliogabalo è il figlio illegittimo di Caracalla, e fa eliminare Macrino, che non ha grande appoggio politico. Grazie alla spintarella della nonna, Eliogabalo prende il potere ma comincia a fare di testa propria: sostituisce il culto a Giove (il padre degli dei, la divinità più importante di Roma!) con il suo dio Sole e, come se non bastasse, sposa una delle Vestali, le sacerdotesse (vergini!) del fuoco sacro.
Eliogabalo perde il consenso dell’élite e del popolo romano, e Giulia Mesa mette in atto un altro piano. Fa adottare dall’imperatore Alessandro Severo, giovane cugino di Eliogabalo (anch’egli nipote di Giulia). In questo modo assicura la successione in famiglia e, poco tempo dopo, Giulia stessa partecipa a una congiura che elimina suo nipote Eliogabalo.
Alessandro Severo è un tredicenne mite che eredita un impero attaccato dai barbari lungo tutti i confini. Durante i primi anni di governo è manovrato, c’era da aspettarselo, dalla nonna Giulia.
Alessandro si dimostra, nel corso dei tredici anni in cui è imperatore, capace di trattare con il senato. Ma, secondo i militari, è troppo pacifico! Infatti, Alessandro cerca di negoziare una pace non gradita con i Germani e, per questa ragione, i suoi stessi soldati lo uccidono nel 235 d.C.
L’anarchia militare
In quest’anno inizia un periodo di estrema instabilità politica: l’impero è enorme e difenderne i confini diventa difficile. Forse ricorderete (episodio 20) che, a partire dai tempi di Marco Aurelio, si abbatte su Roma un’epidemia devastante. Essa determina un calo della popolazione e quindi anche dei militari romani. Per questo, e soprattutto dopo l’Editto di Caracalla, molti dei soldati e dei loro comandanti vengono reclutati nelle province. Questi uomini non hanno nessun vincolo con Roma né riconoscono la “romanità” come tratto distintivo della propria identità. Sono, invece, estremamente fedeli al proprio comandante. In un periodo di cinquant’anni, che inizia nel 235 d.C., si susseguono circa venti imperatori! Si tratta, quasi sempre, di comandanti che vengono portati al potere dall’esercito ed eliminati dai propri uomini, dalla guardia pretoriana o da un rivale eletto da altre truppe.
Questi comandanti non appartengono alla classe senatoria romana… A dire il vero spesso sono dei provinciali. Non abbiamo qui il tempo di analizzarli tutti, ma prendiamo ad esempio il primo di questa lunga serie: Massimino il Trace.
Massimino il Trace
Massimino è un gigante, alto due metri e mezzo mentre l’altezza media dei legionari era di circa un metro e sessanta (episodio 12).
La sua forza, notata anni prima dall’imperatore Settimio Severo, è leggendaria tra le legioni: si dice che mangi solo carne in quantità spaventose e che beva otri di vino in un sorso, che corra veloce come un cavallo e che faccia strage di nemici in battaglia. Come dice il suo nome, Massimino viene dalla Tracia, regione compresa tra le odierne Grecia, Bulgaria e Turchia.
Quando nasce non ha nemmeno la cittadinanza romana e, pur essendo imperatore per tre anni, non mette mai piede nell’Urbe. La sua vita si svolge tra accampamenti e campi di battaglia nella zona del Reno e del Danubio. Avendo perso l’appoggio del senato dopo appena due anni di governo, a causa di un nuovo pretendente al titolo, Massimino cerca di raggiungere la capitale con estenuanti marce. I suoi uomini, ridotti alla fame, realizzano che l’impresa di Massimino è destinata a fallire e quindi lo uccidono.
Per ulteriori notizie su Massimino: https://www.romanoimpero.com/2009/07/massimino-trace-235-238.html
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