La religione a Roma
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La religione romana è estremamente complessa e difficile da riassumere in poche righe. Si tratta di un politeismo che recupera molti degli dei greci e li affianca a una serie di “geni” che provengono dalle antiche religioni italiche.
I geni
I geni sono ninfe, satiri e spiriti protettori di luoghi naturali come boschi, fiumi, caverne, o della casa. Questi ultimi sono i Lari e i Penati, adorati da ogni Romano.
I Lari proteggono la domus (casa) e le loro immagini stanno vicino alla porta d’entrata.
I Penati proteggono la dispensa e le risorse materiali della famiglia, ma anche la sua unità: per questo le loro statuette di terracotta vengono messe al centro della casa.
Gli dei
Gli dei dell’Olimpo riflettono una struttura patriarcale: Giove, il padre degli dei, è sposato con sua sorella Giunone, la dea del parto e del matrimonio. Giunone sa essere davvero terribile, è gelosa delle numerose amanti del marito, che è sempre a caccia di giovani dee o donne per soddisfare il proprio appetito sessuale.
Il loro unico figlio è Marte, il dio della Guerra, a cui tutti i legionari fanno sanguinosi sacrifici. Egli è il padre di Romolo e Remo e, perciò, di tutti i Romani. Gli altri dei principali (Minerva la dea della sapienza, Apollo il dio dell’arte, Diana la dea della caccia, Mercurio il messaggero degli dei…) sono nati dalle relazioni extraconiugali di Giove.
I più importanti fratelli di Giove e Giunone sono Nettuno, il dio del mare, e Ade, il dio degli inferi. Il mare spaventa gli uomini dell’antichità, viaggiare su una nave era estremamente rischioso a quel tempo! Perciò Nettuno è considerato spesso terribile e impietoso, così come il fratello Ade, nel cui regno si riuniscono le anime dei morti. L’oltretomba pagano è un luogo pieno di ombre e senza allegria né premi. Tuttavia le anime dei morti vogliono raggiungerlo per trovare pace e non possono farlo se non vengono sepolte. Per questo è considerata una pena terribile lasciare un cadavere a putrefarsi all’aria aperta senza concedergli i riti funebri.
Le loro altre due sorelle sono Cerere, la dea dell’agricoltura, e Vesta, la dea del fuoco domestico. Roma, considerata la casa dei Romani, ha il proprio fuoco sacro che non si deve mai spegnere, altrimenti la città non riceverà protezione divina. Ci sono dunque sei sacerdotesse vergini, le Vestali, che si occupano di mantenere il fuoco di Roma sempre acceso. Esse possono venire uccise nei casi in cui perdano la verginità o lascino spegnere il fuoco.
Il rapporto con le altre religioni
La religione romana è piuttosto tollerante con gli dei stranieri, li ammette e ne accetta i culti, sempre che questi possano convivere con gli dei della tradizione e che non prevalgano sulla religione tradizionale. Chi adora altri dei deve anche adorare gli dei di Roma. Inoltre, da Augusto in avanti, si stabilisce un culto dell’imperatore. Alla sua morte, cioè, l’imperatore viene divinizzato e deve essere adorato con offerte e sacrifici. Per questo motivo i cristiani verranno perseguitati: essendo monoteisti non accettano di fare sacrifici agli dei della tradizione né all’imperatore. E questo è un grave crimine contro lo stato.
Un contratto con gli dei
Do ut des dicevano i latini, e cioè: “Io do affinché tu dia”. Questa espressione spiega chiaramente la relazione che i Romani hanno con le loro divinità. Si tratta di una relazione quasi commerciale: io ti do qualcosa e tu mi paghi con qualcos’altro. Ad esempio un pater familias sacrifica un bue a Giove perché si aspetta che i suoi affari vadano bene, che il raccolto sia abbondante, o perché sua moglie gli ha dato un figlio maschio sano. Insomma: nulla è gratis. Gli dei sono materialisti e pragmatici tanto quanto i Romani! Alcuni sacrifici vengono svolti prima di compiere un’impresa o di vedere un risultato. Altri, la maggior parte, sono un pagamento per un favore ricevuto. Tra i magistrati romani alcuni amministrano l’esercito, i beni pubblici, la giustizia e, proprio allo stesso modo, altri sono incaricati di mantenere una positiva relazione tra le divinità e Roma, organizzando sacrifici, feste e rituali secondo il calendario. Il più importante fra questi magistrati è il pontifex maximus. Egli deve compiere una serie di procedure per mantenere Roma in buoni rapporti con gli immortali, proprio come si farebbe con un potente alleato.
L’apoteosi dell’imperatore
Da Cesare in avanti, un gran numero di imperatori viene divinizzato dopo la morte. Si celebra una cerimonia in cui una statua di cera dell’imperatore viene bruciata, facendo arrivare il fumo presso (apó, in greco antico) gli dei (theòi).
La cerimonia di divinizzazione del predecessore è una mossa politica con cui il nuovo imperatore legittima il proprio potere, presentandosi come successore e rafforzando l’autorità imperiale.
Vari imperatori cercano di farsi considerare divini già in vita, cosa estremamente mal vista dal senato e dal popolo romano poiché ricorda l’atteggiamento dei re assoluti orientali. Con l’avvento del cristianesimo l’apoteosi viene sostituita, in alcuni casi, con la santificazione dell’imperatore.
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