La prostituzione a Roma
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Come abbiamo visto nel precedente episodio, sotto l’imperatore Tito avviene l’eruzione del Vesuvio. La lava del vulcano, che sommerge la città campana di Pompei nel 79 d.C., ha conservato perfettamente ville, edifici, oggetti e corpi. Oggi, i turisti di tutto il mondo possono camminare per le strade di Pompei, entrare nelle dimore dei suoi abitanti, vederne le botteghe, i giardini e le opere d’arte.
Uno degli edifici meglio conservati a Pompei è il lupanare, la casa delle “lupe” (le prostitute). Di questo si possono ancora ammirare i dipinti sulle pareti, raffigurazioni di posizioni erotiche da cui i clienti potevano prendere ispirazione prima di incontrare la prostituta di turno.
Ecco un breve video sul lupanare di Pompei: https://www.pompei.it/scavi/lupanare.htm
Perché “lupe”?
Se ben ricordate, i mitici gemelli Romolo e Remo vengono salvati da una lupa. Secondo una delle versioni del mito, però, questa non è un animale. “Lupa” sarebbe, invece, il soprannome di Acca Larenzia, donna di facili costumi e moglie di un pastore. Lei e il marito avrebbero dunque adottato e cresciuto i due bambini.
Due tipi di prostitute
Nell’antica Roma vi sono due tipi di prostitute e, quindi, due tipi di bordelli. Nel primo caso, le “lupe” sono (più o meno) volontariamente diventate prostitute, registrandosi con il proprio nome e il “nome d’arte” in un elenco pubblico delle professioniste; di solito affittano una stanza in un bordello. Da Caligola in poi la loro attività viene tassata: se ricordate, Caligola aveva qualche problemino a gestire le finanze dello stato e quindi aveva imposto nuove tasse.
L’altro tipo di prostituta è una vera e propria schiava, che appartiene al magnaccia o alla madama per cui lavora. Entrambi i tipi di prostitute hanno una condizione giuridica simile a quella dei gladiatori e degli artisti: non hanno diritti civili. E hanno anche una pessima reputazione.
Da Augusto in avanti le matrone adultere possono diventare prostitute. Tradizionalmente la pena per l’adulterio è la morte ma, secondo una legge dell’imperatore, questa può essere commutata in obbligo a prostituirsi. È una pena infamante, secondo molti persino peggiore di quella capitale. Fino a questo punto ho parlato imprecisamente al femminile. C’erano anche prostituti uomini ma in numero molto inferiore. Spesso erano anch’essi schiavi o attori (vedi l’episodio su Silla).
L’estetica
Le matrone romane stanno attente a non truccarsi troppo e ad acconciare i capelli in modo sobrio: non vogliono assomigliare alle prostitute che usano un trucco assai pesante e acconciature estrose. Spesso si presentano nude al cliente, anche per strada, specialmente se si tratta di schiave. La nudità è tipica della condizione servile, anche gli schiavi al mercato vengono presentati nudi: in questo modo i clienti possono analizzare la “merce” prima di comprarla. Nel caso degli spettacoli pubblici per le feste di primavera, le danzatrici e attrici che, ricordiamo, vengono considerate come prostitute, si presentano con vestiti trasparenti e veli che vengono rimossi davanti al pubblico.
La prostituzione sacra
Nei luoghi sacri di molte civiltà, soprattutto quella greca e quella etrusca, da cui Roma ha ereditato un importante bagaglio culturale, si celebra abitualmente la prostituzione sacra. Essa è una pratica spesso connessa ai riti di fertilità. Le prostitute sacre vengono offerte al dio e ai frequentatori del tempio durante date simboliche. In alcuni casi, le donne offerte non sono schiave ma giovani libere in età da matrimonio.
Quando le prostitute e le schiave salvarono Roma
Si dice che, quando i Galli di Brenno si ritirarono dopo il saccheggio di Roma (vedi episodio 5), chiesero un gran numero di donne romane come parte del bottino. Allora alcune schiave e prostitute, guidate da Filotide, si offrirono di vestirsi da rispettabili romane e di essere consegnate ai nemici al posto delle loro padrone. E così le donne romane non vennero umiliate. Inoltre, dopo che i Galli ebbero festeggiato, bevuto e soddisfatto le loro esigenze, Filotide si arrampicò su un albero e diede il segnale ai soldati romani. Questi attaccarono e devastarono il campo dei Galli. Per ricompensare le coraggiose prostitute e schiave, i Romani concessero loro la libertà (ci mancherebbe altro!) e una dote, così avrebbero potuto sposarsi. Inoltre istituirono una festa in loro onore, la ancillarum feriae.
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