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Anche se si chiama “Repubblica”, Genova è sempre stata gestita dalle potenti e ricchissime famiglie locali proprietarie di banche, flotte e cantieri navali. Nel 1500, così come Venezia e le altre città marinare della costa italiana, perde il primato nei mari perché buona parte dell’attività di navigazione europea si è spostata dal Mediterraneo all’Oceano Atlantico, verso l’America. Nonostante il suo potere si sia ridimensionato, però, continua a gestire molti degli scambi commerciali con l’Oriente.
Genovese quindi mercante
I Genovesi erano famosi per quello che facevano e c’era un proverbio latino conosciuto in tutta Europa: “Genovese quindi mercante”. Esso significava che, per forza di cose, chi era genovese portava nel sangue la predisposizione a vendere e a fare affari.
Ancora oggi i Genovesi hanno fama di essere tirchi, cioè molto attaccati al denaro.
Genova piccola e autonoma
Non dappertutto gli Asburgo sono apprezzati, certamente non a Genova. Genova è da sempre una repubblica. La Repubblica è piccola e deve quindi allearsi con gli altri stati della penisola quando vuole far sentire la propria voce sulla scena politica ma, per il resto, Genova è abituata ad autogestirsi. Perciò l’invasione da parte di Maria Teresa d’Asburgo è mal tollerata e la popolazione si ribella.
Allora comincio?
È il 5 dicembre 1746, i Genovesi rivoltosi stanno di fronte alle truppe austriache, schierate per reprimere la rivolta. Per un istante il tempo si ferma. Silenzio. Poi un ragazzino impaziente grida: “Che l’inse?” Questo, in dialetto genovese, significa qualcosa tipo “Allora la comincio (la rivolta?)” Subito, con una pietra colpisce un soldato asburgico. Questo ragazzino ha un soprannome: Balilla, che significa “pallina”.
I Balilla di Mussolini
I rivoltosi riescono a cacciare gli invasori e Balilla diventa un mito. Duecento anni dopo, il dittatore Benito Mussolini decide che è ora di “fascistizzare” la società italiana e organizza un’educazione “fisica e morale” dei giovani. I ragazzini italiani, durante il ventennio fascista, sono obbligati a partecipare a tediosi allenamenti, canti e performance patriottiche in piazza. Ebbene, i giovani fascisti dagli otto ai quattordici anni vengono chiamati “Balilla”, in onore del piccolo eroe patriota. Bel modo di distruggere un mito.
Ecco un video sull’organizzazione della gioventù durante il Fascismo:
https://www.youtube.com/watch?v=kbOnhFx6qlE
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