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La storia di Galileo è per certi aspetti simile a quella di Giordano Bruno ma il suo epilogo è molto diverso. Galileo arriva da Pisa a Venezia nel 1592, pochi mesi dopo l’arresto di Giordano Bruno, e insegna all’università di Padova.
Il padre del metodo scientifico
Galilei è convinto che il “libro dell’universo” sia “scritto a caratteri matematici” e, cioè, che i fenomeni naturali siano comprensibili grazie alla matematica. Galileo, in altre parole, è il padre della fisica e uno dei fondatori del metodo scientifico moderno, basato appunto sull’osservazione e sulla misurazione dei fenomeni.
Il cannocchiale
A Padova, Galileo dà lezioni di meccanica ma si occupa anche di astronomia e astrologia, vendendo a caro prezzo gli oroscopi ai ricconi locali. Quando, nel 1609, gli arrivano delle lenti fabbricate in Olanda, Galileo costruisce un cannocchiale e lo brevetta con successo: la Repubblica di Venezia gli raddoppia lo stipendio, e non perché i veneziani siano interessati a stelle e pianeti, ma perché lo strumento risulta utilissimo per la guerra e la navigazione.
A Venezia si possono fare filosofia e scienza senza grandi problemi, la Repubblica è in conflitto con il Papa e quindi non consegnerebbe all’Inquisizione Romana dei presunti eretici come il nostro protagonista.
Nella Repubblica di Firenze e a Roma
Tuttavia, prima di pubblicare la sua opera rivoluzionaria di astronomia, Galileo vuole essere proprio sicuro di avere un potente protettore. Perciò riprende i contatti con Cosimo II de’ Medici, il signore di Firenze, il quale gli offre un contratto per lavorare all’Università di Pisa, la città natale del nostro matematico. Rientrato in Toscana, Galileo pubblica le opere in cui le sue osservazioni dei fenomeni celesti, dimostrano che la Terra gira intorno al sole e non viceversa come sosteneva la Chiesa.
Spesso Galileo si reca a Roma, di sua spontanea volontà, per dimostrare a papi e cardinali che le sue teorie sono fondate sull’osservazione. A volte viene accolto benevolmente, altre volte è ricevuto con più indifferenza e freddezza ma, di certo, Galileo non si aspetta di venire convocato di punto in bianco davanti al Tribunale della Santa Inquisizione! E invece…
Galileo si rimangia tutto
Invece, alla Chiesa e soprattutto al Cardinale Bellarmino, non è piaciuto per nulla l’ultimo libro di Galileo, il “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo” (1632) in cui un difensore del sistema geocentrico e un difensore del sistema eliocentrico espongono le proprie teorie… ed è reso evidente al lettore che la teoria della Terra al centro dell’universo non può funzionare!
E quindi, nel 1633, Galileo è convocato a Roma e interrogato dagli inquisitori. Viene trattenuto nelle stanze del Palazzo dell’Inquisizione per tre giorni. Il matematico sa bene come finiscono questi processi e, spaventato dalle possibili conseguenze (vedi Giordano Bruno), ritratta subito le sue tesi: dichiara che la sua teoria, quella eliocentrica, non è fondata né dimostrata.
Eppur si muove!
Galileo se la cava con una pena abbastanza leggera: ormai piuttosto vecchio, viene condannato agli arresti domiciliari e a recitare una sequenza di preghiere. Si racconta (ma forse è solo una leggenda!) che dopo aver rinnegato le proprie tesi, mentre usciva dalla stanza dell’interrogatorio, abbia sussurrato: “Eppur si muove!” E cioè: eppure (anche se voi lo negate) la Terra si muove, perché gira attorno al sole.
Una utile pagina dell’Enciclopedia Treccani per ragazzi:
https://www.treccani.it/enciclopedia/galileo-galilei_%28Enciclopedia-dei-ragazzi%29/#:~:text=Fisico%20e%20filosofo%20della%20natura,invenzione%20del%20cannocchiale%20(1609)
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