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La Francia è in ginocchio dopo le batoste prese dall’esercito spagnolo guidato da Emanuele Filiberto di Savoia, e dopo l’inaspettata morte del suo re Enrico II durante un banale torneo. La Spagna, la grande rivale dei francesi, diventa la prima potenza europea. Carlo V ha diviso il suo enorme impero, su cui non tramonta mai il sole, tra suo fratello Don Fernando e suo figlio Filippo II.
La divisione dell’Impero e l’arrivo dei Turchi
Fernando diventa il Sacro Romano Imperatore e quindi ottiene i territori della Germania e dell’Europa orientale. Filippo II eredita le Americhe, la Spagna, le Fiandre e i territori principali della nostra penisola italica: il Regno di Sicilia e di Sardegna, il Regno di Napoli e il Ducato di Milano. Filippo, si capisce, ha molte cose a cui pensare ma la prima fra le sue preoccupazioni è l’arrivo degli Ottomani, che da un secolo hanno occupato Costantinopoli e da tempo scorrazzano nel Mediterraneo.
La Lega Santa a Lepanto
Il re Filippo forma perciò la Lega Santa con Genova, Venezia e il Papa per affrontare gli infedeli per mare. All’inizio lo schieramento cristiano viene messo in ginocchio da una serie di sconfitte pesantissime anche se l’ammiraglio genovese Giovanni Andrea Doria fa del suo meglio. Poi però la fortuna gira e nel 1571 i Turchi vengono sconfitti nella Battaglia di Lepanto, sempre ricordata dal mondo cristiano occidentale come un evento grandioso.
A Lepanto, le sessantadue silenziose navi della Lega (di cui la metà appartengono alla potente regina dei mari, Venezia) affrontano le duecento rumorosissime navi turche, molto più arretrate quanto ad armamento e tecnologia. Gioca un ruolo importante anche la fortuna perché, nel mezzo della battaglia, il vento cambia: le vele delle navi turche si afflosciano mentre le galee cristiane hanno il vento a favore. Giovanni d’Austria, il fratellastro del re di Spagna e comandante delle navi cristiane, si mette a ballare sul ponte della sua nave mentre la flotta turca viene affondata.
La pace con gli Ottomani si firma qualche anno dopo, nel 1585.
Il disastroso 1600
Nel corso del 1600 la penisola italica è in crisi, principalmente perché le nuove rotte commerciali verso l’America tagliano fuori il Mediterraneo che, fino ad allora era stato il centro della vita economica. In più, le grandi quantità d’oro provenienti dal nuovo continente generano una grave svalutazione della moneta e, ciliegina sulla torta, vi è un improvviso cambio climatico che porta a una glaciazione: i raccolti vanno a farsi benedire.
A questo panorama poco lieto si aggiungono tutti gli svantaggi della dominazione spagnola: i reali iberici tassano la povera penisola italica per mantenere il proprio esercito (e per concedersi ogni sorta di lusso). L’Italia è nel 1600 terra di fame e malnutrizione, in pieno declino economico e culturale. Il glorioso Rinascimento è finito.
L’amore ai tempi degli spagnoli
Proprio ai tempi della dominazione spagnola è ambientato il libro forse più famoso della letteratura in prosa italiana: i Promessi Sposi.
La storia è stata scritta duecento anni dopo ma l’autore, Alessandro Manzoni, ha studiato accuratamente il 1600 per darne un quadro realistico. Manzoni mette in scena una coppietta di innamorati, due modesti abitanti del nord Italia, Renzo e Lucia, i quali non riescono a sposarsi per colpa di un malvagio signorotto spagnolo, che si è invaghito di Lucia e la fa rapire.
Una delle scene più famose e impressionanti descrive la condizione disastrosa di Milano nel 1630, durante l’epidemia di peste. Il protagonista Renzo si aggira per la città in gran confusione: la gente affamata e moribonda è sull’orlo della rivolta. La contagiosa malattia non risparmia nessuno…
Ma non facciamo spoiler! Aggiungo solo che la storia è un classico, lunghissimo (anche troppo), che tutti noi italiani leggiamo a scuola.
Se volete conoscere meglio la storia de “I Promessi Sposi” (e sapere chi sono i fortunati che sopravvivono alla peste!) potete dare un’occhiata a questo ebook: https://easyreaders.org/product/i-promessi-sposi-b1-2/
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