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Niccolò Machiavelli nasce a Firenze nel 1469 da una famiglia piuttosto povera. Per fortuna è uno studente brillante, riesce a farsi un nome e a ottenere importanti incarichi politici nella Repubblica Fiorentina dopo la cacciata dei Medici.
Machiavelli vive in un’epoca di caos, in cui la penisola è attaccata dai francesi e i vari signori italiani si fanno la guerra per espandere i propri territori.
Egli viene mandato quindi spesso a fare da ambasciatore per difendere gli interessi di Firenze. In una di queste occasioni, incontra Cesare Borgia che rappresenta una minaccia per Firenze dato che si sta espandendo in centro Italia e può contare sull’aiuto di suo padre il Papa: Firenze è in pericolo e Machiavelli deve assolutamente farsi amico Cesare, per non entrare nel suo mirino.
Per fortuna il nostro fiorentino ha un’informazione preziosissima, che salva la vita di Cesare: “I tuoi capitani e alleati hanno chiesto a Firenze di partecipare a una congiura contro di te, ma noi fiorentini abbiamo rifiutato.” Cesare viene così a sapere che i suoi amici lo vogliono eliminare e stipula un’alleanza con Firenze e la Francia. Poi ordisce un piano memorabile contro i traditori.
La fine della congiura
La congiura della Magione era stata ordita dagli alleati e capitani di Cesare Borgia poco tempo prima, perché il Valentino stava diventando troppo forte e si preparava ad occupare la città di Bologna. Dopo l’incontro con Machiavelli e la soffiata sulla congiura, Cesare mette in atto il contrattacco e invita tutti i capi dei congiurati nel suo castello. Questi, anche se un po’ preoccupati, non possono rifiutare l’invito, e si recano nel palazzo di Cesare a Senigallia. Appena entrano vengono sbattuti in prigione e, poco dopo, strangolati uno ad uno.
Il ritorno dei Medici
Machiavelli, nel corso della sua carriera, conosce molti uomini politici di primo piano: i Borgia, Papa Giulio II (il successore di Alessandro Borgia), l’imperatore del Sacro Impero Germanico Massimiliano, il re di Francia Luigi XII, e una miriade di signori italiani tra cui i Medici.
Proprio questi ultimi, quando riprendono Firenze nel 1512, eliminano gli esponenti principali della Repubblica: Machiavelli viene multato, torturato e sbattuto in prigione per un po’. Appena esce si ritira in una sua villa in campagna e da qui cerca di riottenere il favore del signore della città, Lorenzo de’ Medici (nipote di Lorenzo il Magnifico). Per questo motivo gli dedica la grande opera che sta scrivendo e che ha intitolato “De Principatibus”, ovvero “Sui principati”. Tutti la conosciamo come “Il Principe”.
Il primo trattato di scienza politica della storia
“Il Principe” viene pubblicato nel 1532: Machiavelli è morto già da cinque anni e non ha ottenuto di ingraziarsi la famiglia Medici per essere riammesso alla vita politica.
Egli è stato un difensore della Repubblica ma, allora, perché ha scritto un’opera sul “principato assoluto” (alias “tirannia”)? Il dibattito tra gli studiosi è ancora aperto: secondo alcuni l’autore lo fa semplicemente per farsi amici i Medici, secondo altri perché ha capito che, nell’Italia del suo tempo, solo un potente signore assoluto può prendere il controllo, cacciare gli invasori e mantenere la pace.
Il modello di principe che ha in mente Machiavelli è Cesare Borgia con la sua freddezza, i suoi calcoli, la sua crudeltà e le sue capacità. Cesare ha le doti della volpe e del leone, cioè astuzia e forza, che sono fondamentali, insieme a un po’ di fortuna, per prendere e poi mantenere il potere. “Il Principe” è un’opera rivoluzionaria perché, per la prima volta, viene proposta una teoria politica indipendente dalla morale. È un’opera pragmatica, un manuale per il signore.
Egli non deve essere come un padre amorevole e giusto ma, semplicemente, deve riuscire a mantenere il potere a qualsiasi costo. E siccome non si può essere amati e temuti allo stesso tempo… è meglio essere temuti! Perché chi ha paura difficilmente si ribella.
Secondo la teoria di Machiavelli il fine giustifica i mezzi, ed il fine è quello di mantenere il potere e la stabilità dello stato.
Inoltre è meglio circondarsi di aiutanti poco ambiziosi e molto prevedibili, perché non cercheranno di prendere il potere a loro volta, e bisogna sapere che la guerra può essere solo posticipata ma non evitata. Ancora oggi, l’aggettivo “machiavellico” significa “astuto, sottile” ma anche “spregiudicato”. Il Principe è simboleggiato dal centauro, perché deve saper usare la forza come un animale e l’intelligenza come un uomo.
Per conoscere meglio Machiavelli e la sua storia, clicca qui:
https://www.storiadifirenze.org/?storici=machiavelli-niccolo
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