Read about Dante at Wikipedia | ‘Inferno’ in Italian (with maps!) | English translation
Inferno – Canto XVII
I personaggi
Dante: per la prima volta il protagonista muove pochi passi senza Virgilio ma, quando deve salire sul dorso del mostro Gerione, è di nuovo in preda al terrore.
L’anima di Virgilio: spesso sembra che legga nel pensiero di Dante e si anticipa alle sue richieste e domande.
Gerione: orribile mostro guardiano dell’Inferno. È il simbolo della frode e dell’inganno. Per questo ha un viso di uomo giusto e affidabile ma un corpo squamoso di serpente, zampe di leone con cui nuota nella densa aria infernale e una pericolosa coda di scorpione che punge da dietro, senza che se ne avverta la presenza.
Rinaldo degli Scrovegni: appartiene ad una famiglia padovana di banchieri. In effetti, quando Dante parla di “usurai” si riferisce a tutti i banchieri. Questa professione era nata proprio in Italia il 1100, era nuova e mal vista poiché, chi prestava il denaro, non lavorava direttamente ma (secondo la concezione comune del tempo) si approfittava del lavoro degli altri.
Rinaldo appartiene alla famiglia degli Scrovegni. Il loro simbolo è la scrofa (la femmina del maiale), da cui il loro nome. Rinaldo si presenta come un’anima spaventosa e insolente che inquieta Dante.
La storia
Quel mostro gigantesco è Gerione, uno dei guardiani dell’Inferno. Virgilio dice a Dante: “Vado a parlargli un momento. Tu, nel frattempo, approfitta per interrogare le anime degli usurai, ma torna presto”.
I violenti contro il lavoro altrui, ovvero gli usurai, stanno accovacciati al suolo. Si fanno aria con le mani per il gran caldo: sembrano cani pulciosi che si grattano. Ciascuno ha una borsa a tracolla per il denaro, con lo stemma della propria famiglia. Un’anima, che ha una scrofa dipinta sulla borsa, si rivolge bruscamente a Dante: “Tu che sei vivo, che ci fai qui!?” poi caccia fuori la lingua e, con un’orribile smorfia, la allunga fino alle proprie narici, come un bue.
Dante, che non si era mai allontanato da Virgilio fino ad ora, se ne scappa svelto svelto dal maestro: “Virgilio mi ha raccomandato di far presto…meglio non farlo aspettare!” si giustifica, spaventato da Rinaldo.
Ma passa dalla padella alla brace!
Infatti Virgilio gli dice subito: “Coraggio, sali sul mostro. Io mi siederò dietro di te”. Dante ora è terrorizzato più di prima! Ma, per salvare la propria dignità, fa come gli è stato detto.
Gerione nuota attraverso l’aria densa, nelle profondità dell’inferno. Durante il viaggio, Dante vorrebbe che Virgilio lo abbracciasse perché è in preda al panico. Non ha il tempo di dirlo al maestro, che quello già lo cinge con le sue braccia e lo stringe: Dante si sente più sicuro.
I due poeti discendono con Gerione nell’ottavo cerchio dell’Inferno. Esso è diviso in zone differenti chiamate Malebolge ovvero “cattive borse”, poiché sono come sacche piene di anime peccatrici.
Dante continua la discesa nell’Inferno e, perciò, anche il suo stile letterario si fa più basso, volgare, spesso ricorre a parolacce ed espressioni colloquiali, ma sempre con grande classe ed abilità! In questo modo, rende davvero reali e vive le scene sozze, rivoltanti e spesso ridicole che descrive. E, a noi lettori, quelle anime, quei luoghi e quegli orribili diavoli… sembra proprio di vederli!
Testi e analisi
Extract one
Descrizione del mostro Gerione:
(original Italian, lines 10 – 12 (…) 25 – 27, see link above)
La faccia sua era faccia d’uom giusto,
tanto benigna avea di fuor la pelle,
e d’un serpente tutto l’altro fusto;
(…)
Nel vano tutta sua coda guizzava,
torcendo in sù la venenosa forca
ch’a guisa di scorpion la punta armava.
(interpretation in modern Italian)
La sua faccia era la faccia di un uomo giusto,
tanto benigno era l’aspetto esteriore,
e tutto il resto del corpo era (come quello) di un serpente;
(…)
Nell’aria l’intera coda si muoveva rapida (guizzava)
puntando in alto la freccia velenosa
che armava la punta come (in una coda di) uno scorpione.
(Longfellow’s English translation)
The face was as the face of a just man,
Its semblance outwardly was so benign,
And of a serpent all the trunk beside.
(…)
His tail was wholly quivering in the void,
Contorting upwards the envenomed fork,
That in the guise of scorpion armed its point.
Extract two
Vista la smorfia di Rinaldo degli Scrovegni, Dante si affretta a tornare da Virgilio:
(original Italian, lines 74–78, see link above)
Qui distorse la bocca e di fuor trasse
la lingua, come bue che ’l naso lecchi.
E io, temendo no ’l più star crucciasse
lui che di poco star m’avea ’mmonito,
torna’ mi in dietro da l’anime lasse.
(interpretation in modern Italian)
Allora distorse la bocca e tirò fuori
la lingua, come un bue che si lecca il naso.
E io, temendo che il mio trattenermi lì facesse arrabbiare
colui (Virgilio) che mi aveva avvertito di stare poco (tempo),
mi voltai indietro (abbandonando) le anime affaticate (degli usurai)
(Longfellow’s English translation)
Then twisted he his mouth, and forth he thrust
His tongue, like to an ox that licks its nose.
And fearing lest my longer stay might vex
Him who had warned me not to tarry long,
Backward I turned me from those weary souls.
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