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Due eroi nazionali: Falcone e Borsellino
Personaggi scomodi
I giudici che indagano i casi di mafia, cominciano a diventare personaggi scomodi per la politica italiana, perché protestano contro l’assurdo scioglimento del pool e hanno informazioni su uomini politici e membri delle forze dell’ordine colpevoli di aver fatto affari e preso accordi con la mafia. Per questo, i coraggiosi magistrati, sono progressivamente abbandonati dallo Stato, che non li difende abbastanza e, anzi, li isola, così come era successo con il generale Dalla Chiesa (vedi capitolo 27).
L’isolamento di Giovanni Falcone e il primo attentato
Sembra incredibile oggi ma, in quegli anni, Giovanni Falcone, la mente che ha svelato le trame occulte di Cosa Nostra e ha permesso la condanna di quasi 500 mafiosi, non è molto supportato dall’opinione pubblica né dai giornali e neppure dai suoi colleghi (eccetto quelli del vecchio pool) o dalle istituzioni.
Falcone intuisce di avere dei nemici potenti, più potenti della mafia, e li definisce delle “menti raffinatissime”. Non fa dei nomi ma probabilmente si riferisce a politici, Servizi Segreti e membri delle forze dell’ordine.
Nel 1988 subisce un primo attentato, a cui sopravvive per puro caso: un borsone viene fatto esplodere davanti alla sua casa di vacanza. Corrono voci assurde sul fatto che sia stato Giovanni Falcone stesso a simulare un attentato per diventare più popolare.
L’omicidio di Falcone
Negli ultimi anni della sua vita, Falcone lavora senza sosta, tra l’altro intercettando le conversazioni del boss Totò Riina che fanno riferimento a esponenti della politica in affari con la mafia. Falcone diventa un personaggio sempre più scomodo, viene ripetutamente minacciato e anche accusato (per renderlo impopolare) di nascondere documenti importanti sugli omicidi dei magistrati degli anni precedenti. Ormai isolato, viene ucciso nel maggio del 1992 con una bomba fatta esplodere in autostrada al passaggio della sua automobile. Con lui muoiono la moglie e i tre uomini della scorta.
Paolo Borsellino, distrutto dalla morte dell’amico e collega, continua a lavorare senza sosta al caso di Falcone, ripetendo: “Non ho tempo, devo fare presto!” Sa perfettamente di essere il prossimo bersaglio.
L’attentato contro Borsellino
E infatti, solo due mesi dopo, Borsellino va a trovare sua madre ma non fa in tempo a suonare il citofono: lui e i cinque uomini della sua scorta vengono fatti saltare in aria da un’autobomba parcheggiata sotto casa dell’anziana signora. Sono molti i dubbi e i misteri sulla morte dei due magistrati e sulle loro ultime dichiarazioni.
Cosa hanno scoperto i giudici Falcone e Borsellino che li ha resi personaggi scomodi? Probabilmente hanno capito chi, fra i rappresentanti dello Stato in quel periodo sta facendo un infamante accordo con il mafioso Riina. L’accordo dovrebbe mettere fine alle stragi di personaggi illustri, principalmente politici, in cambio di concessioni alla mafia.
Falcone e Borsellino sanno che alcuni politici e membri delle forze dell’ordine hanno accettato di patteggiare con i mafiosi per arrivare a una convivenza di Stato e mafia e alla cessazione delle stragi di importanti esponenti della politica. Ma evidentemente, né Falcone né Borsellino considerano accettabile un accordo con la mafia. Perciò si sono trovati contro non solo Cosa Nostra ma anche i politici e i vertici deviati dei Carabinieri coinvolti nella vergognosa “Trattativa Stato-mafia”: queste forze hanno agito congiuntamente e con precisione, nell’oscurità, per eliminarli.
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