Listen to this text as you read:
Le organizzazioni criminali mafiose
Le mafie
Nello scorso capitolo abbiamo parlato dello scandalo di “Mani pulite”. Ma la corruzione, purtroppo, non è l’unico problema della politica italiana. C’è un altro cancro che affligge non solo la politica, ma molti aspetti della vita del paese. Anche per questo, come per la corruzione, è difficile stabilire una data di nascita, un momento preciso in cui si sia manifestato per la prima volta: si tratta della malavita.
Essa nasce in Sicilia con il nome di Mafia o Cosa Nostra e poi si diffonde in Calabria, dove prende il nome di ‘Ndrangheta, in Puglia, dove si chiama Sacra Corona Unita e in Campania, dove è conosciuta come Camorra. Più che di “mafia” bisognerebbe parlare, al plurale, di “mafie”.
Cosa Nostra in Sicilia nel dopoguerra
Già Mussolini, ai tempi del regime, aveva combattuto strenuamente le organizzazioni criminali mandando i suoi uomini nel sud Italia e mettendo in galera i malavitosi. Il Times aveva ottimisticamente dichiarato: “La Mafia è morta!”. E invece no. Appena arrivano le truppe di Inglesi e Americani nel sud Italia, molti dei mafiosi esiliati, confinati o imprigionati durante il regime ritornano nelle città siciliane e si riorganizzano.
La Sicilia, già povera prima della guerra, è stata devastata da invasioni e bombardamenti. Il suo sistema economico è ancora di tipo quasi feudale, con pochi padroni che hanno in mano l’unica ricchezza rimasta: la terra. Per amministrarla e controllarla, i padroni usano degli uomini armati che rubano, imbrogliano e usano la violenza. In poco tempo, questi pericolosi soggetti sottraggono il potere ai padroni stessi e controllano il territorio. Intanto anche vari gangsters, italiani di seconda o terza generazione, tornano dagli USA, portando nuove armi e nuove abitudini.
La struttura interna
Le mafie hanno una struttura gerarchica e forti legami interni. All’interno di una stessa organizzazione mafiosa ci sono diversi clan (cioè famiglie con i propri amici o alleati). A volte i clan si fondono attraverso matrimoni e accordi, altre volte convivono dividendosi il territorio. In altre occasioni, invece, si scontrano: le guerre tra clan possono essere molto sanguinose e durare anni.
La guerra mafiosa a Palermo
Negli anni ’80, per esempio, il giovane clan dei Corleonesi che viene dalle campagne, si scontra con le vecchie famiglie mafiose di Palermo per prendere il potere nella città siciliana. Il conflitto provoca talmente tanti morti (più di 2000) e altrettanti scomparsi, che i giornali italiani non riescono a tenere il conto: ogni giorno a Palermo ci sono due, tre, cinque sparatorie, attentati, uccisioni, rapimenti…
La guerra non è solo interna alla mafia, ma si dirige anche contro coloro che si oppongono ad essa. Innanzitutto sono stati e sono tuttora innumerevoli gli attacchi contro i piccoli imprenditori che non vogliono pagare il pizzo (la tassa che i mafiosi esigono in cambio di “protezione”). Le mafie vogliono che queste persone abbiano paura e paghino, quindi viene loro bruciato il negozio o la fabbrica, fatta esplodere la macchina, avvelenato il cane, vengono minacciati o persino ammazzati sia loro stessi che i membri delle loro famiglie: ci si può aspettare ogni tipo di ritorsione.
L’antistato
Ma le mafie colpiscono anche i rappresentanti dello Stato e delle istituzioni che lavorano contro la criminalità organizzata. Lo Stato è il vero nemico delle mafie proprio perché le mafie sono “l’antistato”: esse, cioè, possono nascere e prosperare solo dove manca lo Stato, dove la gente si sente abbandonata dalle istituzioni e ha bisogno di una qualche figura autoritaria, rappresentante di un ordine (anche se si tratta di un ordine violento e illegale) che, allo stesso tempo, faccia girare l’economia e dia lavoro.
Negli anni ’70 e ’80, quindi, decine di magistrati (cioè giudici), procuratori e membri delle forze dell’ordine (poliziotti e carabinieri) vengono eliminati da attentati mafiosi. E quando, nel 1982, il generale Dalla Chiesa viene mandato dallo Stato a Palermo come prefetto della città per mettere un freno ai delitti di Cosa Nostra, molti siciliani si lamentano pubblicamente mandando lettere ai giornali: scrivono che, senza la mafia, non ci sarà più lavoro.
L’omicidio di Dalla Chiesa
L’auto di Dalla Chiesa viene colpita da proiettili dei mafiosi dopo soli cento giorni dal suo arrivo a Palermo. Nell’attentato muoiono il generale, sua moglie e l’autista. Il giorno dopo, sul luogo del delitto, sventola uno striscione bianco che dice: “Qui è morta la speranza dei palermitani onesti”. Nel frattempo, i documenti e le carte che Dalla Chissà teneva in cassaforte spariscono misteriosamente. Si pensa che, oltre alla mafia ci sia un coinvolgimento di alcuni membri dello Stato e delle forze dell’ordine…
+++
What now?
Return to our History page
Explore SIX LEVELS of FREE materials on the club website: A1 – Beginner/Elementary | A2 – Pre-Intermediate | B1 – Intermediate | B2 – Upper-Intermediate | C1 – Advanced | C2 – Proficiency
Why not read/listen to EasyItalianNews.com? That’s FREE, too.
+++