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“Mani pulite” e la corruzione nella politica italiana
Corruzione, appalti e tangenti
Quando lo Stato ha bisogno che sia fatto un lavoro (costruire un edificio, mantenere una struttura pubblica, eccetera eccetera) fa un concorso: una serie di aziende private forniscono allo Stato, che è il cliente, un piano di lavoro e chiedono una cifra per quel lavoro. A questo punto lo Stato-cliente sceglie l’azienda con il miglior prezzo e le affida il lavoro in “appalto”.
Per vincere l’appalto, però, molte compagnie corrompono il politico che supervisiona il concorso d’appalto con dei soldi chiamati “tangente”. Ovviamente si tratta di un’azione illegale ma è conveniente per il politico che riceve la tangente e per l’azienda che ottiene l’appalto eliminando la concorrenza.
Un mondo di corruzione
La politica italiana è sempre stata un mondo di corruzione (dall’epoca degli antichi romani a oggi). Dalla nascita della Repubblica Italiana agli anni ’90, lo scenario politico si trasforma progressivamente in una gigantesca Tangentopoli (una “città delle tangenti”). Tutti ne sanno qualcosa, ma pochi hanno veramente capito a che livello stia arrivando la corruzione con l’affare degli appalti truccati…
Il caso scatenante
Il 10 febbraio 1992 l’imprenditore Luca Magni, che ha un’impresa di pulizie, incontra il politico socialista Mario Chiesa. Chiesa è un imprenditore ed è presidente di un grande ospizio milanese. Magni è venuto per consegnargli una tangente di 7 milioni di lire in cambio dell’appalto delle pulizie dell’ospizio.
Chiesa prende i soldi, li mette in tasca e stringe la mano di Magni… non può immaginare che Magni stia lavorando per il Tribunale di Milano e che nella sua valigetta ci sia un microfono nascosto. Appena concluso l’affare i Carabinieri entrano nell’ufficio. Chiesa chiede di poter andare in bagno prima di essere arrestato e getta 50 milioni di tangenti nel water, sperando di eliminare le prove della ricezione di tutti quei soldi, ma viene scoperto.
Reazione a catena
Il magistrato Antonio Di Pietro, che si occupa del caso, fa confessare il politico corrotto che dà i nomi di altri impresari che gli avevano pagato tangenti. Questi vengono arrestati e, a loro volta, fanno i nomi di altri politici a cui hanno pagato tangenti e così via: si scatena una reazione a catena che trascina nello scandalo piccole e grandi imprese (per esempio FIAT) e i politici di quasi tutti i partiti italiani, soprattutto della Democrazia Cristiana, del Partito Comunista e del Partito Socialista di Chiesa.
L’inchiesta viene chiamata “Mani pulite” e i nomi dei politici e imprenditori corrotti sono così tanti che il Magistrato Antonio Di Pietro ha bisogno di un pool di colleghi per gestire le indagini. La pressione dei media e l’indignazione dell’opinione pubblica, che viene gridata con cori fuori dal Parlamento e durante manifestazioni, non hanno precedenti: 30 dei politici indagati si suicidano e il 17% degli italiani non va a votare alle elezioni politiche del 1992 perché non ha fiducia nella classe politica.
Prescrizione
Quando vengono indagati, i sospettati sono messi sotto custodia cautelare: così non possono scappare né alterare le prove. Ma gli indagati sono tantissimi e la Magistratura italiana non è preparata per affrontare un processo di queste dimensioni. Succede spesso che i magistrati non riescano a processare gli indagati nei tempi legali. In questi casi si dice che il reato “cade in prescrizione” e gli indagati sono automaticamente liberi.
La fine di Craxi
Craxi fa un discorso in Parlamento in cui afferma che tutti i partiti, per mantenersi, hanno necessità di ricorrere a denaro illecito e quindi il PSI non è escluso. Afferma che, se ciò è considerato “materia criminale, allora gran parte del sistema (politico italiano) sarebbe un sistema criminale”. Gli Italiani, furiosi, gli lanciano monetine per strada e manifestano davanti al suo hotel a Roma. Anche Craxi viene indagato e, per non essere messo in carcere, scappa in Tunisia dove muore nel 2000. Del denaro illecito dei suoi conti in Svizzera, una parte proviene dai pagamenti di un famoso imprenditore dell’epoca: Silvio Berlusconi.
Link utili
Ecco il famoso discorso di Craxi, che abbiamo citato nell’ultimo paragrafo: https://youtu.be/cM5In39ny8k
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