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La diffusione dell’eroina
L’arrivo della “roba”
La generazione dei “figli dei fiori”, dei vinili, dei festival di musica e delle manifestazioni deve combattere contro un prodotto sintetico che invade le città italiane negli anni ’70, spesso portato e distribuito dalle organizzazioni mafiose. È un prodotto, a quel tempo, relativamente sconosciuto e non se ne conoscono gli effetti: si tratta dell’eroina che viene chiamata anche “roba”.
Molti giovani fumano spinelli ma succede spesso che gli spacciatori offrano una dose gratis di eroina ai giovani compratori abituali di marijuana. È così che inizia a diffondersi la “roba”.
Gli effetti
Chi la prova raggiunge uno stato di rilassamento muscolare, di rallentamento e di diminuzione della coordinazione, vive una “anestesia emotiva”, un distacco dal mondo e disinteresse nei confronti della realtà. Insomma, si converte in uno zombie che, sul momento, non soffre.
La dipendenza spinge gli eroinomani a gesti estremi: per poter comprare altra “roba” sono disposti a compiere reati, a rubare anche ai propri familiari, a prostituirsi. Avere un figlio eroinomane è una vera disgrazia che, a quel tempo, le famiglie devono gestire da sole. Infatti le strutture sanitarie non sono preparate, i medici si limitano a prescrivere cure di metadone e non viene offerto nessun supporto psicologico.
La comunità di San Patrignano
È proprio in quegli anni, nel 1978, che Vincenzo Muccioli, un omone altissimo, corpulento e baffuto di Rimini (Emilia Romagna) decide di usare la propria fattoria e i propri terreni per accogliere gli eroinomani e aiutarli a disintossicarsi.
Poco a poco la comunità cresce e sempre più vittime dell’eroina vi si recano. Muccioli diventa una sorta di guru, è un uomo duro e carismatico e dà ai ragazzi un lavoro e un ruolo all’interno della Comunità di San Patrignano. San Patrignano, grazie anche a grandi donazioni, cresce fino a diventare una piccola città con fabbriche, allevamenti, orti, persino un ospedale.
Non sempre, però, i metodi adottati da Muccioli sono condivisibili: per evitare che i tossicodipendenti scappino e tornino alle vecchie abitudini, a volte, Muccioli li chiude per giorni in gabbie con catene, in condizioni igieniche terribili. A San Patrignano avvengono anche due suicidi di ragazzi che non riuscivano a uscire dal centro, e un omicidio, di cui, probabilmente, Muccioli ha coperto il responsabile perché era uno dei ragazzi del centro e suo collaboratore.
Nonostante tutti questi fatti vengano portati alla luce, Muccioli non viene messo in prigione. La reputazione del luogo e l’idea che “il fine giustifichi i mezzi” lo fanno prosperare e ingrandirsi. Muccioli diventa addirittura un interlocutore per la politica italiana, dato che evita che lo Stato debba occuparsi del (costoso) problema degli eroinomani.
Link utili
La comunità di San Patrignano è attiva ancora oggi (e non vengono più utilizzati i metodi poco ortodossi descritti sopra). Puoi visitarne il sito qui.
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