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Il terrorismo nero dei partiti neofascisti: le stragi (1968-1980)
Come abbiamo visto nel capitolo 16, i movimenti operai e studenteschi di Sinistra sono protagonisti degli anni ’68 e ’69.
Il Piano Solo (vedi capitolo 14) era stato il primo passo verso una stagione di violenza e stragi di civili innocenti ad opera di una Destra molto preoccupata.
Negli anni tra il 1969 e il 1980, l’estrema Destra prosegue sulla strada aperta dal Piano Solo con una serie di atti terroristici. I neofascisti adottano la “strategia della tensione” per contrastare i risultati della Sinistra: dopo aver creato caos e ulteriore tensione attaccando la popolazione civile con attentati, vorrebbero infatti giustificare un intervento armato e un colpo di stato anticomunista per mantenere l’ordine. Sono anni di violenza diffusa in tutta Italia, definiti “anni di piombo” per il grande uso di armi e bombe. Non solo i terroristi compiono attentati ma lo fanno persino frange deviate di Carabinieri, e incolpano senza prove innocenti anarchici e comunisti.
La strage di Piazza Fontana
Il 12 dicembre 1969 una bomba esplode nella Banca Nazionale dell’Agricoltura in Piazza Fontana, nel centro di Milano: l’esplosione fa 17 morti e quasi 90 feriti. Quel giorno un’altra bomba non ancora esplosa viene trovata vicino al Teatro alla Scala, poco lontano da Piazza Fontana, e ci sono altri tre attentati a Roma.
I primi ad essere accusati della strage sono gli anarchici, tra loro c’è Giuseppe Pinelli che viene portato in questura e interrogato finché, dicono le fonti ufficiali, si suicida buttandosi dalla finestra della questura. Tutte le prove fanno pensare che invece sia stata la polizia ad ucciderlo, probabilmente a botte, dopo averlo trattenuto illegalmente per vari giorni. I poliziotti hanno poi inscenato il suicidio, gettando Pinelli dalla finestra.
Ad oggi gli organizzatori della strage sono noti: si tratta di due membri del movimento neofascista chiamato Ordine Nuovo. Essi però, negli anni ’70, vengono processati e assolti.
Altre stragi e l’impunità dei neofascisti
Nel maggio del 1972, a Peteano (in provincia di Gorizia) un’autobomba piazzata da terroristi neofascisti uccide tre carabinieri e ne ferisce altri due. Nel maggio del 1973, invece, l’anarchico ed ex informatore dei carabinieri Gianfranco Bertoli lancia una bomba a mano dentro la Questura di Milano durante una cerimonia, ferendo cinquantadue persone e uccidendone quattro. Bertoli viene condannato all’ergastolo.
Sempre a maggio, ma un anno dopo, un gruppo di neofascisti nasconde una bomba in un cestino dei rifiuti in Piazza della Loggia a Brescia. Durante una manifestazione antifascista la bomba scoppia, uccide otto persone e ne ferisce più di cento. I responsabili, di nuovo, vengono ritenuti non colpevoli.
Tre mesi più tardi viene fatto esplodere un vagone del treno Italicus e dodici sono le vittime. Ancora una volta, l’attentato è organizzato da neofascisti e, ancora una volta, il tribunale assolve gli assassini.
La strage di Bologna
Se andate alla stazione ferroviaria di Bologna, vedrete un orologio che segna le 10:25. È rimasto così, con le lancette ferme, dal 2 agosto 1980 alle ore 10:25. Sono passati anni dalla strage di Piazza Fontana ma la strategia della tensione è ancora in atto quando, nella stazione di Bologna, esplode un altro ordigno. Questa volta i feriti e i mutilati sono duecento e i morti ottantacinque. Di nuovo, i responsabili sembrano essere i neofascisti ma non ci sono prove certe.
Link utili
Il film “Romanzo di una strage”, uscito nel 2012, racconta la storia di Piazza Fontana e di Pinelli. Ecco il trailer:
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