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I bambini negli Anni ’60: baby boom, educazione e Carosello
La generazione che ha vissuto la guerra e il boom economico
I bambini che hanno vissuto durante la guerra hanno conosciuto non solo la privazione, la paura e l’incertezza, ma anche il totale stravolgimento dell’ordine. L’ordine gerarchico patriarcale interno alle famiglie si è alterato quando i padri sono stati mandati a combattere e le madri hanno dovuto lavorare nelle fabbriche per mantenere la propria famiglia. La loro concezione di autorità non è quella tradizionale perché hanno visto che una dittatura può essere combattuta, un dittatore può essere eliminato, un re può essere cacciato…
Questa generazione, che cresce con la guerra, vive anche un cambio incredibile nell’economia italiana con un aumento delle possibilità e delle comodità per i lavoratori, e assapora un incrollabile ottimismo di tipo americano. Quando viene il suo momento di fare figli (negli Anni ’50 e ’60), questa generazione vede il futuro con grande ottimismo: mette al mondo un gran numero di bambini che crescono sani perché finalmente le famiglie possono pagare medicine e cibo in abbondanza. E l’aumento delle nascite, il cosiddetto “baby boom”, si accompagna a una radicale trasformazione nel modo di educare i bambini.
I boomers e i loro genitori
I “boomers”, cioè i bambini nati durante il baby boom, sono i primi a non soffrire la fame e, anzi, sono i primi a sviluppare una dipendenza dallo zucchero contenuto nei cibi processati e nelle bevande di origine americana. Nati nell’epoca in cui l’Italia imita il capitalismo e il consumismo americani, sono la prima generazione a ricevere giocattoli e regali in abbondanza.
I loro genitori hanno conosciuto la guerra e la povertà e non vogliono che ai propri figli manchi nulla, né che i bambini conoscano la violenza. Madri e anche padri hanno un atteggiamento sempre più protettivo e dolce, sempre meno violento e autoritario. E fanno pressioni perché anche a scuola i maestri si comportino in modo più gentile e senza l’uso di punizioni corporali come le famose bacchettate sulle mani o le punizioni in ginocchio sui ceci.
A letto dopo il Carosello
Tutti i bambini nati negli Anni ’60 e ’70 ricordano la frase: “A letto dopo il Carosello!” Il Carosello era un programma televisivo, trasmesso ogni sera dalla Rai per 20 anni (1957-1977) e rivolto a un pubblico di famiglie.
Carosello è la prima forma di fare pubblicità in Rai. Durante il programma, vengono mandati una serie di sketches con attori o pupazzi o cartoni animati: questi brevi spettacoli durano circa un minuto e mezzo e, subito dopo, la ditta o la compagnia che ha sponsorizzato lo spettacolo ha 30 secondi di tempo per pubblicizzare il proprio prodotto e nominarlo. Durante lo sketch, invece, è proibito mostrare, nominare o fare riferimento al prodotto in vendita.
Carosello è un compromesso tra la tendenza sempre più consumista dell’economia italiana e la censura della Rai che, inizialmente, aveva la funzione di educare la società e non ammetteva pubblicità. Carosello è il padre dei 45 minuti di pubblicità che, ad oggi, dobbiamo vedere per poter guardare un film dall’inizio alla fine in tivù! Ma è da tutti ricordato in modo romantico e nostalgico come un programma mitico che catturava l’attenzione di adulti e bambini.
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