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Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale all’era di Berlusconi 11

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Il monopolio della Rai e la lotta per la libertà di espressione dei canali indipendenti

La Rai e la sua missione

La Rai (Radio Audizioni Italiane, più avanti chiamata Radiotelevisione Italiana) nasce nel 1945 e, per i primi anni, detiene il monopolio della televisione italiana: gli unici due canali in tivù sono Rai e trasmettono solo poche ore al giorno.

Quando nasce, la Rai ha una missione educativa e formativa, e dunque ha un preciso codice morale di riferimento che difende i valori familiari, cristiani e la pace sociale. Quindi niente scene violente, erotiche, inquietanti o che incitino all’odio di classe.

I due canali e i problemi di ricezione

Per la diffusione e la ricezione del primo canale Rai vengono usate le antenne costruite ai tempi di Mussolini ma, per il secondo canale, bisogna costruire da zero la rete di antenne. La scarsità di antenne rende problematica la sua ricezione in molte zone del sud Italia, dove il segnale arriva male o non arriva per niente.

L’inventore napoletano

Nel 1964, un geniale inventore napoletano, Pietrangelo Gregorio, decide allora di costruirsi un amplificatore per il segnale, in modo da potere vedere i canali a casa sua. In breve tempo si sparge la voce e decine di persone chiedono di costruire altri amplificatori: Gregorio si mette al lavoro, con i quindici dipendenti della sua fabbrica, e comincia a produrre artigianalmente e vendere amplificatori ai suoi concittadini.

In breve tempo ha migliaia di clienti, tra cui aziende e negozi come i magazzini Upim. I proprietari di Upim chiedono all’inventore di organizzare una pubblicità per i loro prodotti (vestiti, giocattoli, articoli per la casa…) poco prima di Natale 1966 e Gregorio trasmette su un gigantesco televisore davanti al negozio Upim le immagini dei prodotti in vendita. Come fa? Nel suo studio proietta le foto dei prodotti che vengono ripresi da una telecamera e trasmessi attraverso un circuito chiuso di cavi e amplificatori fino alla tivù posta davanti all’Upim.

Telenapoli

“Invece di riprendere immagini pubblicitarie posso riprendere e trasmettere spettacoli, notizie… di tutto!” pensa il signor Gregorio. In poco tempo, “Telenapoli” diventa uno dei canali più visti dai napoletani e ottiene sponsor importanti come il Banco di Napoli e la Birra Peroni. Nel 1971 iniziano le trasmissioni di Telenapoli a colori, mentre la Rai rimane in bianco e nero per altri sei anni!

Nel 1973 Telenapoli trasmette per i napoletani in diretta e a colori il Festival di Sanremo, il famoso e prestigioso Festival della canzone italiana, mentre la Rai non è presente. Perciò la Rai, che detiene il monopolio e ha paura della concorrenza, minaccia Telenapoli e tutte le altre televisioni indipendenti di denunciarle se non chiuderanno (1976).

Le televisioni indipendenti e la caduta del Governo

La Rai ottiene quello che vuole ma in politica si scatena il caos: i partiti dell’opposizione attaccano il Governo della Democrazia Cristiana che ha appoggiato la Rai e ha quindi negato la libertà di espressione alle televisioni indipendenti. Il Governo Andreotti, accusato di censura e di non rispettare le libertà difese nella Costituzione, cade.

Poco tempo dopo, il geniale ingegnere Pietrangelo Gregorio fonda una nuova emittente, chiamata “Napoli Canale 21” che è sopravvissuta fino al 2013.

Link utili

Ecco un video in cui Pietrangelo Gregorio parla brevemente della sua Telenapoli:
https://youtu.be/IGattaKwae4

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