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Dal Risorgimento alla Seconda Guerra Mondiale, Episodio 30

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La fine di Mussolini (1945)

L’arresto

Come abbiamo visto nel precedente capitolo, nel sud e nel centro Italia è in corso la liberazione dal nazifascismo ad opera degli Alleati e della popolazione locale mentre, nel centro-nord, c’è la Resistenza partigiana. E Mussolini? Che fine ha fatto?

Dopo che i gerarchi del Gran Consiglio lo hanno tradito votando per la sua destituzione (vedi capitolo 28), viene arrestato per ordine del re, caricato su un’ambulanza e portato in una caserma dei carabinieri.

Colpo di scena

Il 12 settembre del 1943 una missione di paracadutisti tedeschi mandati da Hitler, libera Mussolini e lo porta in Germania. Il Führer spinge il Duce, che è depresso e scoraggiato, a riprendere il controllo della parte d’Italia centro-nord ora occupata dai Tedeschi. “Altrimenti” minaccia il Führer “riduco l’Italia ancora peggio della Polonia!”. Mussolini fonda quindi la Repubblica di Salò, in cui è il governante-fantoccio di Hitler.

La Repubblica di Salò: Mussolini fantoccio di Hitler

La neonata repubblica fascista è male organizzata e non ha nemmeno una costituzione. Il suo centro è Salò, una cittadina sconosciuta sul Lago di Garda, perché le grandi città come Milano e Torino sono difficili da tenere sotto controllo, sconvolte dai bombardamenti e dalle rivolte operaie e antifasciste.

Gli anni di Salò sono due anni di sangue. I gerarchi del Gran Consiglio che avevano votato contro Mussolini vengono processati e giustiziati, i Tedeschi aumentano i rastrellamenti per prendere italiani da deportare in Germania. Tra loro ci sono più di 8.700 Ebrei che vengono mandati nei campi di sterminio (ne tornano a casa solo 980) o, talvolta, uccisi sul posto. Ma ci sono anche migliaia di operai trascinati nelle fabbriche tedesche contro la loro volontà. La resistenza partigiana continua la guerriglia contro gli invasori tedeschi, i quali manifestano tutta la propria crudeltà: solitamente, per ogni Tedesco ucciso nelle sparatorie, vengono fucilati dieci italiani i cui corpi vengono lasciati in bella vista come esempio per gli oppositori.

Mussolini accetta tutto ciò che impone Berlino: vive costantemente scortato dai militari di Hitler che, in questo modo, controllano ogni sua mossa, e accetta anche che Salò paghi ai Tedeschi, ogni anno, 10 miliardi di lire per le “spese di occupazione”. Ma gli Anglo-americani stanno velocemente risalendo il centro-nord Italia e, a Milano, scatta l’insurrezione generale organizzata dal Comitato di Liberazione Nazionale.

Il 25 aprile

Il 25 aprile 1945 l’insurrezione generale libera le città di Milano e Torino e, anche se gli scontri continuano fino ai primi giorni di maggio, in Italia festeggiamo il 25 aprile come “il Giorno della Liberazione Nazionale” dal nazifascismo.

La fuga

Mussolini scappa dunque a Como, città meglio protetta, in cui ci sono meno partigiani e in cui possono raggiungerlo i fedelissimi delle Camicie Nere. Viaggia in macchina, insieme alla sua amante, l’attrice Claretta Petacci. Ma dietro alla vettura ci sono ancora i furgoni blindati dei Tedeschi, che non lo perdono di vista.

Che cosa pensa in quel momento il Duce? Difficile da dire, ma l’ipotesi più probabile è che voglia scappare in Svizzera per aspettare l’arrivo degli Americani e consegnarsi a loro. Essi sono gli unici che gli garantiscono il rispetto delle norme sui prigionieri di guerra: Hitler sicuramente non lo tratterebbe coi guanti e i partigiani lo fucilerebbero.

La fine

Il viaggio verso nord non è una passeggiata. Mussolini e i pochi gerarchi rimasti con lui fino all’ultimo, si uniscono a un convoglio di SS tedesche in ritirata ma, il 27 aprile 1945, il convoglio viene fermato dai Partigiani che lo ispezionano. Per non farsi riconoscere, Mussolini si traveste da soldato tedesco e si nasconde sotto una coperta in uno dei camion. I partigiani, che intanto hanno trovato e catturato tutti i gerarchi fascisti, scrutano le SS una per una e riconoscono il Duce.

Mussolini, insieme agli altri capi fascisti e alla sua amante Clara Petacci, viene così messo al muro e fucilato il 28 aprile “in nome del popolo italiano”. Il giorno dopo, i loro corpi sono appesi a testa in giù a Piazzale Loreto, a Milano. Questa non è una scelta casuale: solo una settimana prima i fascisti avevano fatto lo stesso con i corpi di alcuni partigiani.

La folla di Milanesi si scaglia contro i cadaveri appesi, facendoli a pezzi. Appena vede le immagini del corpo irriconoscibile del suo alleato, Hitler ordina: “Dopo la mia morte, voglio essere cremato immediatamente!”

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