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A 40 gradi sotto zero, la campagna di Russia (1941-1943)
L’invasione e il secondo inverno
È il 1941, il primo anno della spedizione in Russia. I Tedeschi e i loro alleati avanzano mentre le truppe di Stalin vengono ripetutamente sconfitte.
Quando, però, arriva il secondo gelido inverno russo, nel 1942, i rifornimenti scarseggiano, mancano le munizioni e gli Italiani non hanno né cappotti né stivali adeguati per le temperature sotto zero e le tormente di neve. Il Duce ha mandato uomini male equipaggiati i quali, non avendo sufficienti mezzi di trasporto, sono costretti a lunghissime e faticosissime marce sul fango e sul ghiaccio.
Stalingrado
Nel 1942 si svolge la battaglia di Stalingrado, probabilmente la più decisiva della Seconda Guerra Mondiale. I Tedeschi bombardano Stalingrado e poi le loro truppe di terra la invadono. Stalingrado è una città simbolica e sia Stalin che Hitler ordinano ai loro generali di non abbandonare la posizione: è proibito arretrare, piuttosto morite sul posto!
Dopo un’iniziale vittoria, i Tedeschi vengono respinti dalla guerriglia fatta dall’esercito e anche dai civili Russi tra le macerie della città: comincia la ripresa dell’Armata Rossa che prende ad attaccare le truppe schierate sul fiume Don, tra cui ci sono quelle italiane.
Piccolo Saturno
Questa operazione viene chiamata dai Russi “Piccolo Saturno” e, da subito, i militari italiani (insieme a parte di quelli tedeschi, oltre che a ungheresi e rumeni) sono in seria difficoltà. Non ci sono uomini sufficienti né armi adeguate per difendere tutta la zona, e i Russi cominciano a bucare la linea del Don.
Quando questo succede, i contingenti degli Alpini vengono solitamente mandati a supportare le zone in difficoltà: sono missioni stremanti, in cui il contingente italiano marcia rapidamente per giorni nella neve e arriva in un luogo in cui, la maggior parte delle volte, i Russi hanno già annientato il loro nemico.
La ritirata disperata
Diventa presto chiaro che è impossibile fermare l’Armata Rossa. I soldati italiani e i loro alleati iniziano, perciò, una ritirata disperata nella neve, a -40 gradi, quasi senza cibo, marciando di giorno e dormendo pochissimo di notte, per non rimanere congelati. I problemi non sono finiti, però, perché i Russi hanno circondato alle spalle i nemici in fuga.
Durante le terribili marce nella neve, i soldati italiani vengono attaccati all’improvviso e devono organizzarsi per sfondare le linee russe. Combattono disperatamente perché è l’unico modo per salvarsi. Le perdite sono enormi, a migliaia i soldati italiani muoiono congelati, molti impazziscono per il freddo e la fame o vengono falciati dagli attacchi russi. Quelli fatti prigionieri, muoiono quasi tutti di stenti o per le epidemie nei campi russi. Tra i superstiti si sentono sempre più spesso: “Boia Duce!” e altre imprecazioni e bestemmie contro Mussolini, che li ha mandati a morire.
I sopravvissuti salgono sui treni e attraversano l’Europa. Finalmente vengono riportati in Italia. Alcuni di loro, fortemente delusi, diventano addirittura partigiani e combattono contro il regime fascista.
Link utili
Ecco un video ricco di aneddoti con interviste ai superstiti italiani della campagna di Russia:
https://youtu.be/3ktQ7Gk6zmU
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