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La propaganda del regime fascista
Il culto del leader
Benito Mussolini proibisce ai giornali di annunciare il giorno del suo compleanno: il padre della patria non invecchia mai, è sempre giovane e soprattutto forte! Fa sport tutti i giorni e si fa riprendere mentre lavora nei campi insieme ai contadini. Il Duce è anche instancabile e la luce del suo studio a Roma viene lasciata accesa tutte le sere fino a tardi. Così i passanti sanno che egli lavora per il paese giorno e notte.
Mussolini si presenta come simbolo della virilità, e non risparmia battute sessiste del tipo: “La donna bisogna provarla prima di sposarla!” Comunque vengono occultati le sue amanti e i suoi figli illegittimi, dato che il Duce vuole apparire nelle immagini propagandistiche come il padre giusto, difensore della famiglia e amorevole con i propri figli.
È Mussolini stesso che decide quali sue foto e video possono essere pubblicati, e proibisce che vengano fatti film o spettacoli su di lui: il Duce è unico e nessun attore può permettersi di imitarlo. In realtà, il suo atteggiamento, le sue espressioni e il suo tono sono già di per sé molto teatrali. Per fare i suoi discorsi, si affaccia a un balcone o parla da un palco più elevato della folla, che indica la sua superiorità. Con la mascella in avanti e il petto in fuori esprime virilità e forza. Con la mano destra aperta verso l’alto comunica sincerità, con la sinistra sul fianco fiducia e disponibilità. Quando chiude il pugno, simbolo di potere, assume un atteggiamento minaccioso verso nemici e oppositori.
L’architettura
Anche l’architettura deve riflettere il potere del fascismo, la sua forza, grandezza e stabilità. Nasce, perciò, un vero e proprio stile architettonico fascista, di tipo razionalista-funzionalista. Esso è caratterizzato da muri e colonne lisci, archi semplificati, pochi elementi decorativi e colori omogenei.
Gli architetti del regime subiscono, però, anche un’altra influenza: quella neoclassica che esalta l’antica Roma. Perciò, ai grandi casermoni rettangolari in pietra si aggiungono (o si alternano) edifici e statue che imitano il raffinato stile classico.
La censura
Per aumentare il consenso è fondamentale eliminare la libertà di pensiero e fare in modo che il popolo non metta in dubbio (nemmeno per un secondo!) i messaggi del regime. Perciò, già nel 1925, la polizia politica controlla la vita e il pensiero degli italiani. Il Minculpop (Ministero della Cultura Popolare) analizza accuratamente tutte le opere teatrali e cinematografiche, gli articoli di giornale e i libri prima di dare il permesso di pubblicazione: tutto ciò che non è conforme ai criteri educativi e morali fascisti viene, ovviamente, censurato. Non solo gli articoli dichiaratamente anti-regime o con messaggi comunisti, non solo copioni di teatro o film che privilegiano l’individuo rispetto allo Stato, ma anche le lettere che i soldati italiani mandano alle proprie famiglie: racconti di tragiche sconfitte, di crudeltà subite, idee disfattiste e lamentele vengono cancellate o coperte da una patina nera prima di consegnare i messaggi privati ai destinatari.
L’Istituto LUCE
Nel 1924 nasce il primo istituto pubblico per la diffusione di materiale cinematografico con obiettivi educativi e informativi del mondo. È l’Istituto LUCE, che diventa il più potente strumento di propaganda fascista. Esso ha impresso sulla pellicola una parte importante della storia d’Italia e, ancora adesso, la maggior parte dei documentari sul fascismo usa le sue immagini.
Per ordine di Mussolini, al cinema, prima del film, si deve proiettare il cinegiornale (cioè un telegiornale per il cinema) prodotto dall’Istituto LUCE. In esso si fa propaganda con filmati dei giovani italiani, degli sportivi nazionali, delle innovazioni tecnologiche e dei trasporti, delle ultime imprese del Duce o degli scontri bellici. Di questi, però, si proibisce categoricamente di mostrare il lato violento e tragico. Non si vedono morti né feriti, ma solo soldati che si preparano al combattimento o marciano, aerei che volano e lontane esplosioni. Ai militari che compaiono nel video si impone di farsi la barba e vestirsi in modo presentabile: non bisogna scandalizzare i concittadini in patria né far sapere com’è veramente la terribile vita del soldato.
L’Istituto LUCE ha sede a Roma, a Cinecittà, altro grande progetto del Duce. Cinecittà è una specie di Hollywood romana, la sede degli studi cinematografici italiani. Durante la Seconda Guerra Mondiale essi sono sopravvissuti alla devastazione dei Tedeschi in ritirata e all’intervento degli Americani, che ci hanno fatto ospedali per i feriti. Gli studi di Cinecittà sono ancora oggi operativi.
Link utili
Ecco la pagina ufficiale di Cinecittà: https://cinecittastudios.it/
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