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Il Partito Nazionale Fascista e la marcia su Roma (1922)
L’entrata in politica dei fascisti
I Fasci di Combattimento sono un efficace strumento di rappresaglia, sono gli inquietanti protagonisti della guerriglia… ma sono rozzi e violenti, non hanno un’immagine adatta a un partito politico! Quando si presentano alle elezioni del 1919 ottengono un risultato ridicolo: 4.000 voti (per fare un paragone, i socialisti ne ottengono 1.860.000). Mussolini conserva quindi i Fasci come forza militare al proprio servizio e fonda nel 1921 il Partito Nazionale Fascista (PNF), come abbiamo accennato alla fine del capitolo 15.
Nello stesso anno il PNF entra, insieme alla Destra moderata (liberali e democratici) nella coalizione anti-socialista dei “Blocchi Nazionali”, organizzata da Giolitti. Così Mussolini e altri 37 fascisti vengono eletti alla Camera dei Deputati. Ora che hanno un piede dentro alle istituzioni, i fascisti vogliono dimostrare che quelle stesse istituzioni sono deboli e incapaci di governare il paese. Organizzano quindi la Marcia su Roma.
La Marcia su Roma
Il 28 ottobre 1922, 25.000 Camicie Nere entrano a Roma marciando. Vogliono che il re Vittorio Emanuele III consegni a Mussolini la guida dell’Italia. Al governo, in quel momento, c’è il liberale Luigi Facta un uomo debole seguace del vecchio Giolitti.
Facta chiede al re di dichiarare lo “stato d’assedio” e mandare i militari contro gli invasori di Roma. Ma il re sa che molti dei suoi soldati ammirano Mussolini e ha paura che non obbediscano agli ordini. D’altra parte, non vuole nemmeno generare una guerra civile, “sarebbe da stupidi!” dice il sovrano. Secondo lui è più intelligente non muovere un dito mentre una forza militare irregolare compie un gravissimo gesto illegale. Gli squadristi sono nella capitale da un paio di giorni, quando Mussolini chiede di essere ricevuto dal re.
L’Italia tranquilla e il discorso minaccioso
Il Duce (così si fa chiamare adesso Mussolini) ottiene di formare il proprio governo a patto che coinvolga anche politici non fascisti. E così costituisce un governo con membri liberali, giolittiani e del Partito Popolare (cioè il partito cattolico). Poi manda a casa gli squadristi, ringraziandoli per la loro azione grandiosa ma dicendo che “l’Italia ha ora bisogno di lavorare tranquillamente”. In questo modo si presenta come l’uomo forte che interviene per instaurare e proteggere l’equilibrio. Ma l’Italia non lavorerà tranquillamente, anzi! Sta cominciando uno dei periodi più tragici e inquietanti della sua storia.
Durante il suo primo discorso come capo del governo (16 novembre 1922), Benito Mussolini dice che, grazie alle Camicie Nere, avrebbe potuto prendere il potere con la forza, chiudere l’Aula del Parlamento trasformandola in una sala di bevute per i suoi squadristi; avrebbe anche potuto costituire un governo esclusivamente fascista ma, per il momento, ha deciso di non farlo. In questo modo fa capire molto bene a tutti che è lui che comanda.
Cosa significa “Duce”
Abbiamo già visto, nel capitolo 15, che i fascisti usavano spesso simboli e riferimenti all’antica Roma ed è così anche per il termine “Duce”. Il “dux”, per i Romani, era il capo militare cioè il comandante delle forze armate. La scelta di questo termine non è casuale: Mussolini è infatti il capo di una forza violenta in armi.
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