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Una vittoria a metà per l’Italia (1919-1920)
Al tavolo dei vincitori
Alla conferenza di pace di Parigi, nel 1919, il presidente italiano Orlando siede al tavolo dei vincitori insieme ai presidenti Woodrow Wilson (USA) e George Clemenceau (Francia) e al Primo Ministro Lloyd George (Regno Unito). La Russia si era ritirata prima che finisse la guerra perché era concentrata sulla propria rivoluzione, e quindi non partecipa.
Dato che l’Impero Austro-Ungarico è andato in pezzi, Wilson stabilisce di adottare un principio-guida per ridisegnare la cartina politica: l’autodeterminazione dei popoli. Ogni popolo, detto in parole semplici, ha il diritto di riunirsi su base etnica e avere la propria indipendenza. Così vengono formati i nuovi stati della Cecoslovacchia e della Iugoslavia che, come dice il nome, riunisce i popoli slavi del sud.
E Fiume?!
L’Italia ottiene il Trentino con l’aggiunta del Sud Tirolo, Trieste, Gorizia, buona parte dell’Istria, Zara e varie isole, ma non altre zone della Dalmazia e soprattutto non Fiume, una cittadina costiera che era stata proprietà dell’Ungheria. Orlando insiste: “Fiume è una città di lingua italiana, gli abitanti sono e si sentono italiani e deve essere nostra!” (come stabilito dal principio dell’autodeterminazione di Wilson).
Ma niente da fare: i potenti membri dell’Intesa hanno deciso che Fiume andrà alla Jugoslavia, uno dei paesi appena nati sulle ceneri dell’Impero Austro-Ungarico. Orlando si ritira dal congresso in segno di protesta, ma la stesura dei trattati non si interrompe: le superpotenze (Inglesi, Francesi e Americani) per nulla preoccupate dall’assenza della piccola e poco importante Italia, vanno avanti tranquillamente.
La vittoria mutilata
Un mutilato è una persona a cui viene asportato un braccio o una gamba. È appena finito il conflitto e tra i militari italiani tornati a casa ci sono molti mutilati di guerra.
Il patriota e nazionalista Gabriele d’Annunzio, che a quel tempo è il poeta più famoso (e scandaloso) d’Italia, usa proprio questa immagine disturbante e penosa: definisce la vittoria dell’Italia una “vittoria mutilata” perché Fiume è stata “tagliata via” dalle terre che gli italiani considerano legittimamente loro.
L’Italia intera è delusa dal comportamento degli alleati e dal governo italiano, che non è stato capace di alzare la voce davanti agli altri capi di stato. In un anno cadono tre governi, mentre i nazionalisti e gli interventisti vogliono vendetta.
Gabriele D’Annunzio occupa Fiume
Gabriele D’Annunzio riunisce un gruppo di volontari, principalmente ex-soldati nazionalisti, sindacalisti rivoluzionari, futuristi e interventisti. “Se il molle e arrendevole governo d’Italia non ha il coraggio di prendere Fiume… la prenderemo noi!” Così decidono e attaccano militarmente la città (settembre 1919). La occupano e vi istituiscono un governo, poi D’Annunzio ne scrive la nuova costituzione.
Molti personaggi illustri, sia nazionalisti come Mussolini, che progressisti e sindacalisti rivoluzionari di Sinistra, approvano l’azione di D’Annunzio. Ma il Governo Italiano è in enorme difficoltà, dato che un gruppo di uomini armati fuori controllo ha occupato la città in modo illegale e contro le condizioni dei trattati di pace! E adesso cosa diranno Inglesi, Francesi e Americani?
Il governo italiano prende accordi con la Jugoslavia e viene stabilito che Fiume non andrà né agli uni né agli altri: lo Stato Libero di Fiume, diventa una realtà autonoma e indipendente. A questo punto Giolitti, che è di nuovo a capo del governo, manda l’esercito a sgomberare la città. Dopo aver bombardato la città nel periodo di Natale del 1920 (che D’Annunzio definisce “Natale di Sangue”), il Regio Esercito italiano scaccia gli occupanti irregolari dannunziani. Il poeta si ritira a Venezia.
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