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La disfatta di Caporetto (1917)
Arrivano i Tedeschi
Nel capitolo 9 abbiamo visto che gli Austriaci temono un pericoloso effetto domino: se gli Italiani attaccano di nuovo prenderanno Trieste e, a quel punto, molti popoli dell’impero si ribelleranno al governo centrale austriaco, provocandone il collasso. È un rischio troppo grande. Perciò gli Austriaci chiedono urgentemente ai potenti e organizzatissimi alleati Tedeschi di intervenire sul fronte italiano.
All’inizio i Tedeschi non sono convinti: a loro non importa niente del piccolo fronte italiano dove quei miseri popoli arretrati (Italiani e Austriaci) combattono per pochi metri di terreno montagnoso! Ma Hindenburg, capo di tutte le forze militari del Reich, capisce presto che, se l’Impero Austro-Ungarico collassa, la Germania può perdere la guerra. Organizza dunque la spedizione di 150.000 uomini, cannoni, armi, elmi e cibo sul fronte italiano con 2.400 treni.
Il disastro di Caporetto
Scesi dai treni, i rinforzi tedeschi marciano per una settimana, ma solo di notte, per non essere visti dagli aerei italiani: vogliono tenere segreto il loro arrivo. Hanno deciso di attaccare Caporetto, piccola città in mano agli italiani (che oggi si trova in Slovenia). Sfondando le difese a Caporetto si arriverebbe subito in territorio italiano.
La notte del 24 ottobre 1917, Tedeschi e Austriaci cominciano l’attacco segreto (bombardamenti a gas e con esplosivo) contro gli Italiani. Gli Italiani sanno dell’attacco, grazie alle intercettazioni telefoniche e ai numerosi disertori austriaci che hanno dato informazioni dettagliate sui piani dei loro superiori. Perciò Cadorna ha già fatto indossare le maschere antigas ai soldati italiani e ha spostato più truppe a Caporetto.
Ma tutto ciò non basta: i Tedeschi sfondano le linee nemiche e Cadorna deve ordinare la ritirata. Per due settimane l’intero esercito italiano (non solo le truppe di Caporetto) perde terreno, scappando sul territorio veneto inseguito dalle truppe tedesche e austro-ungariche. L’ordine dato ai soldati italiani è quello di distruggere tutto per non lasciare nulla ai nemici.
Nel corso della loro ritirata, dunque, i soldati mangiano, bevono, rubano tutto quello che possono e poi danno fuoco a cascine, granai, magazzini, bruciano le ferrovie, i negozi, le case e le stalle con dentro animali vivi: i nemici devono trovare solo terra bruciata. Anche i civili sono costretti ad abbandonare rapidamente le proprie case e scappare prima che arrivino le truppe tedesche e austriache.
I numeri di Caporetto
I numeri della sconfitta di Caporetto sono interessanti: muoiono 40.000 soldati, non tantissimi per le battaglie dell’epoca. Però 300.000 militari italiani vengono fatti prigionieri da Austriaci e Tedeschi, e la maggior parte morirà nei lager austriaci come Mauthausen.
Ci sono poi mezzo milione di sbandati, cioè quei soldati che, data la situazione di caos e liberi da ordini (e minacce dei superiori) semplicemente abbandonano il proprio ruolo e cercano di tornare a casa. Molti di loro sono felici che la terribile vita in trincea sia finalmente finita.
Un altro mezzo milione sono i profughi civili (che vengono dal Veneto e dal Friuli). Questi, per scappare dagli Austriaci, hanno seguito la ritirata dell’esercito italiano e sono rimasti senza casa.
Link utili
Ecco un articolo sulla disfatta di Caporetto che potrebbe interessarti:
https://www.ilpost.it/2017/10/24/disfatta-caporetto-italia/
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