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Roma capitale d’Italia (1870)
Roma è stata molte volte, nel corso della storia, la capitale: dell’Impero Romano prima, della comunità cristiana poi e, infine, dello Stato Pontificio. Nel 1861 Roma è la capitale del piccolo stato (nel Lazio) di cui il papa è principe.
Nel 1870, il processo di unificazione d’Italia, non la ha ancora toccata. Eppure tutti i grandi patrioti della penisola, gli uomini politici e, più in generale, il giovane popolo italiano guardano verso Roma pensando che debba diventare la capitale del paese. Ma muoversi in armi contro la città del papa (il capo della cristianità, il rappresentante di Dio in Terra!) è un bel rischio. I potentissimi Francesi, sicuramente, interverrebbero in difesa del pontefice.
Perciò il governo italiano cerca di trovare un accordo pacifico con il Santo Padre, Pio IX. Ma i rapporti, già da anni, non sono per niente buoni. Il papa, qualche anno prima (1855), ha proibito ai buoni cattolici di votare e partecipare alla vita politica del paese. Inoltre ha scomunicato il re e i membri del suo governo per aver eliminato le congregazioni religiose. Ma davanti alla scomunica, re Vittorio Emanuele, che pure è cattolico e anche molto superstizioso, non ha ceduto. Anzi, ha risposto: “Me ne fotto!”
Nel 1870 la situazione cambia: i Francesi sono occupati in uno scontro con i Prussiani che porterà alla caduta dell’impero di Napoleone III. L’Italia approfitta di questo momento in cui solo pochi volontari europei e il piccolo esercito papale difendono Roma.
La breccia di Porta Pia
Nel settembre del 1870 l’esercito italiano, comandato dal generale Cadorna, entra nel Lazio e si dirige verso la gloriosa capitale, dove il papa rifiuta di arrendersi. Pio IX usa il solito ricatto e dichiara: “Verrà scomunicato chiunque dia ordine di bombardare Roma!”
Per sua sfortuna il capo artigliere italiano è un ebreo e della scomunica non gli importa nulla. Basta una mezz’ora di cannonate contro le mura della città, nella zona di Porta Pia, per fare una breccia che lasci passare l’esercito italiano. I protagonisti di questa impresa sono i Bersaglieri, un corpo speciale di militari italiani precisi, agili e veloci. Essi partono all’assalto per primi, annientando l’esercito papale. È il 20 settembre 1870: Roma è rapidamente conquistata anche perché la popolazione della città, in gran parte, vuole l’annessione all’Italia.
E infatti, pochi giorni dopo, il 2 ottobre, gli abitanti dell’Urbe votano quasi tutti “sì” al referendum così formulato: «Desideriamo essere uniti al Regno d’Italia, sotto la monarchia costituzionale del re Vittorio Emanuele II e dei suoi successori».
Un piccolo intoppo
Mentre gli organi di governo e le sedi istituzionali italiane vengono spostate nella nuova capitale e la stampa segue da vicino tutti gli avvenimenti, il Papa dichiara l’occupazione del suo stato “ingiusta e violenta” e definisce se stesso “prigioniero politico del Governo italiano”. Nel 1874 vieta ai cattolici di partecipare alla vita politica e, fino all’epoca fascista, la Chiesa rifiuta qualsiasi tipo di pace o accordo offerti dall’Italia.
Link utili
Ecco un video con la storia e le canzoni cantate dai bersaglieri e dagli Italiani durante i giorni di Porta Pia: https://youtu.be/HNojprvz-dM
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